Nato a Montpellier, solo in Italia 60 località portano il suo nome con tre mila chiese. E’ vissuto fra 111350 e il 1380.
E’ uno dei santi più popolari d’Europa. A lui sono dedicate basiliche impreziosite d’opere d’arte e umili cappelle lungo i viottoli di campagna, eppure le notizie che lo riguardano sono frammentarie, talora contraddittorie, se non leggendarie.
E’ San Rocco, da oltre sei secoli invocato contro la peste e le epidemie di uomini e animali, come esempio sempre attuale di fede e solidarietà. E’ aspetto meno noto, quest’anno per alcuni ricorrerebbero (il condizionale è d’obbligo) i 660 dalla nascita, e per altri i 630 dalla morte.
Rocco nasce a Montpellier, nella regione francese del Languedoc-Roussillon, tra il 1348 e il 1350, in una famiglia forse nobile, il nome deriverebbe da “rog”, roccia, o per altri, da una croce vermiglia che egli avrebbe avuto sul petto dalla nascita. A circa vent’anni resta orfano dei genitori e, forse spronato dalla loro testimonianza, entra nel Terz’ordine francescano. Vende i suoi beni e s’incammina in pellegrinaggio verso Roma. Da questa scelta derivano gli attributi che lo identificano nelle statue e nei dipinti: bastone, cappello, borraccia e conchiglia, tradizionale simbolo di chi percorre la Via Francigena verso le tombe di Pietro e Paolo o, in senso contrario, il Camino verso Santiago de Campostela, in Galizia.
Durante il viaggio, assiste molti malati di peste e, pregando e tracciando su di loro il segno di croce, ottiene guarigioni miracolose. Non si conosce con certezza il suo percorso, ma tutte le più antiche agiografie ricordano che nel 1367 lui è a ad Acquapendente (Viterbo), cura gli appestati e compie altre guarigioni. Tra la fine del 1367 e l’inizio del 1368, Rocco arriva a Roma. Lì avrebbe guarito un cardinale appestato, che poi presenta il giovane a papa Urbano V, da poco rientrato ad Avignone.
La partenza di Rocco da Roma per rientrare a Montpellier è datata tra il 1370 e il 1371. Secondo la tradizione, raggiunge Forlì, Cesena, Parma, Bologna e Piacenza. In questa città, mentre assiste i malati, anche lui è colpito dalla peste. Per non infettare altri, si isola (per altre versioni è scacciato) in un bosco vicino a Sarmato, nel Piacentino. Lì avviene l’episodio del cane. La bestiola, che si sarebbe chiamata Reste, appartiene a Gottardo Pallastrelli, signore del castello. Il nobile, incuriosito dal fatto che per giorni l’animale ruba un pane e si allontana, segue Reste e scopre che il cane porta la pagnotta al giovane. Allora, Gottardo cura Rocco e, quando questi riparte per la Francia, anche lui inizia a servire i malati e fonda un ospizio che porterà il suo nome. Reste, fedele al nome, rimane accanto al santo e da allora è raffigurato ai suoi piedi con un pane in bocca. Ancora in Italia, Rocco si trova coinvolto in una complessa vicenda politica: sospettato di spionaggio e condotto a Voghera (Pavia), non rivela la propria identità ed è messo in prigione per cinque anni. Considera l’esperienza come espiazione dei peccati. Pochi giorni prima della morte, il 16 agosto del 1378 ( o per alcuni 1379), avvengono fatto prodigiosi. E quando la gente capisce chi era davvero quel giovane, inizia a venerarlo.
Sicuramente, nell’Europa medievale, agricola, provata da pandemie e attraversata da eserciti di mille Signori, sorprende la solidarietà che quel giovane ha prestato a sofferenti ed appestati.
Ma ben più inconsuete sono la rapidità e la diffusione del culto. Già il Concilio di Costanza, nel 1414, invoca Rocco contro la peste che si è propagata durante gli stessi lavori conciliari. Si fa quasi a gara per possederne una reliquia. Alcune si trovano, ovviamente, a Voghera e a Montpellier. Il 27 maggio 1478 (esattamente 530 anni fa), è costituita a Venezia la Confraternita (poi Scuola Grande) di San Rocco, che fa costruire, ampliare (ci sono anche abitazioni date amoris dei ai bisognosi) e via via abbellire quello che è l’odierno complesso, dove sono conservati molti capolavori d’arte, compresi dipinti del Tintoretto.
Oggi, soltanto in Italia, oltre sessanta località portano il nome di San Rocco e a lui sono dedicate più di tremila chiese, luoghi di culto e “oratori”. E’ lui è diventato protettore dei pellegrini e degli appestati, oltre che dei carcerati, dei farmacisti e dei becchini. Una conferma della secolare “attualità” del santo e della solidarietà cristiana verso gli ammalati, i poveri e i meno fortunati.
(Articolo di Michele Gota da “Il nostro Tempo” di domenica 20 aprile 2008)
Qui vi è la reliquia (avambraccio) dal 1621, portata ufficialmente, ed spostata in un’urna sotto l’altare maggiore.
Dal 1667 è co-protettore della Città di Torino