Luca 18,9-14
IL FUORILEGGE (PECCATORE RICONOSCIUTO) TORNO’ A CASA GIUSTIFICATO,
IL PROFESSIONISTA DELLA LEGGE (FARISEO) NO!
Il Dio di Gesù di Nazareth non guarda i meriti, ma i bisogni delle persone.
Non è attirato dalle virtù di pochi, ma dalle necessità di molti. Questo il senso sconcertante della parabola che troviamo nel vangelo di Luca ,18.
“Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano la presunzione di essere giusti e disprezzavano gli ultimi”. I farisei di ogni epoca si ritengono giusti in base alla “santità” della loro vita, “praticano” tutto quanto” la legge” impone, ne hanno ricavato dal Primo Testamento 613 precetti e 1.521 divieti di lavoro per il sabato. Poi digiunano, pagano le decime al tempio dove vige ancora il criterio puro-impuro(per stranieri, malati , pubblicani e donne):devono stare fuori dal Tempio! Sono professionisti del sacro, della religione, estremi osservanti di ogni norma.
Insieme(fariseo e pubblicano)-dice la parabola- vanno a pregare uno di questi “giustio ed un altro, “pubblicano” (da publicus=daziere pubblico)che si ritiene” peccatore” . Il pubblicano infatti era colui che aveva l’appalto per riscuotere le tasse, poi metteva le tariffe che voleva, ladro di professione, considerato perduto senza rimedio. Non avrebbe potuto restituire quanto aveva lucrato e viveva nella condizione che si era trovato.
La preghiera esprime il loro animo. Il fariseo, in piedi per farsi vedere, prega così: si compiace con se stesso per il bene che fa.E’ un dialogo con Dio sulle proprie virtù, sui meriti, sulla propria “santità”. Si chiama infatti fariseo, cioè “separato” da tutto ciò che è impuro, da ciò che è male. E per lui l’altro è solo un ladro.
L’altro, il pubblicano, quindi peccatore irrimediabilmente perduto (così era considerato), un fuorilegge, si ferma a distanza, dove si fermano i pagani e prega con occhi bassi, si batte il petto in segno di dolore per la propria situazione da cui non può uscire dicendo : “Dio, sii benevolo nei confronti di me peccatore!”
Sa che l’amore di Dio è incondizionato, non si ferma di fronte a nulla,lo può accogliere.
Ecco la risposta di Dio “Questi (il pubblicano, il peccatore) a differenza dell’altro tornò a casa sua giustificato”, perdonato, in buon rapporto con Dio perché “chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia esaltato”.
Finale sconcertante: chi non può meritare giustificazione è in sintonia con il Dio predicato da Gesù di Nazaret perché Dio non guarda i meriti delle persone, ma le necessità, non le virtù, ma i bisogni.