Lc 4,1-13

GESU’ FU GUIDATO DALLO SPIRITO NEL DESERTO E TENTATO DAL DIAVOLO
Per la prima domenica di Quaresima, la chiesa ci offre, per la liturgia, il brano conosciuto
come le tentazioni di Gesù. Il brano è dal vangelo di Luca, capitolo 4, 1-13.
Per comprendere bene quello che l’evangelista ci vuole presentare dovremmo
abbandonare il termine “tentazione”, perché per “tentazione” si intende qualcosa che
incita al male, al peccato; invece, qui, nulla di tutto questo. Il diavolo, lo vedremo, non
si presenta come un avversario che tenta Gesù al male, al peccato, ma come un suo
collaboratore, un fidato collaboratore, che gli consiglia – e si mette a sua disposizione –
tutti i mezzi per affermarsi come messia.
Vediamo il testo. “Gesù, pieno di Spirito Santo”, è dopo il battesimo e ha ricevuto lo
Spirito, cioè la forza, la capacità d’amore di Dio, “si allontanò dal Giordano ed era
guidato dallo Spirito nel deserto”. Perché nel deserto? Luca pone tutta la sua opera
sotto la direttiva dell’esodo di Gesù. C’era stato un antico esodo, quello in cui gli ebrei
erano stati liberati da Mosè, dalla schiavitù egiziana per entrare nella terra promessa.
Ora la terra promessa è diventata terra di schiavitù dalla quale Gesù deve uscire,
portando dietro di sé la gente per liberarla.
“Per quaranta giorni”, i numeri nella Scrittura hanno sempre valore figurato, mai
matematico, aritmetico. Il numero quaranta indica ‘una generazione’. Quello che
l’evangelista ci vuole presentare, come del resto gli altri evangelisti, non è un periodo di
tempo limitato nella vita di Gesù in cui Gesù ha vinto, in questa gara contro il diavolo e
poi dopo è tutto a posto. No, l’evangelista ci dice che tutta la vita di Gesù è stata sotto
l’insegna di queste tentazioni, o meglio di queste seduzioni.
Quindi, tutta la vita di Gesù, è rappresentata da questo numero ‘quaranta’.
“Tentato dal diavolo”, chi è il diavolo? Se Dio è amore che si mette a servizio, il diavolo è
immagine del potere che toglie. “Non mangiò nulla”, qui non si tratta di digiuno;
l’evangelista evita il termine digiuno per non far pensare che Gesù abbia praticato il
digiuno religioso, ma dice che “non mangiò nulla in quei giorni”.
“Ma quando furono terminati, ebbe fame”, ma non è una fame fisica. La fame di Gesù è
qualcosa di più. Gesù dirà più avanti, al momento della sua passione, “ho desiderato
ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché
non la mangerò più finché essa non si compia nel Regno di Dio”.
Quindi la fame di Gesù, l’uomo pieno di Spirito Santo, è di manifestare questo Spirito
attraverso il dono totale di sé, la pienezza della sua missione. Ecco allora che
sopraggiunge il diavolo, che, ripeto, che non viene come un avversario, ma come un
collaboratore, anzi, un fidato collaboratore.
“Allora il diavolo gli disse ‘Se tu sei il Figlio di Dio’”, attenzione, il diavolo non mette in
dubbio la figliolanza di Dio, anzi, ma dice “giacché sei il Figlio di Dio”, questo è il
significato, cioè “sei il Figlio di Dio, usa le tue capacità a tuo vantaggio”, “’dì a questa
pietra che diventi pane’”. C’è qui un’eco di quello che più volte verrà ripetuto a Gesù
durante la sua esistenza, per questo dicevamo che non sono un periodo limitato di
tempo, ma tutta la vita di Gesù, all’insegna di queste tentazioni.
Quando Gesù a Nazareth predica in una sinagoga, la gente gli dirà “medico cura te
stesso”, o più ancora, quando, appeso già alla croce i capi gli diranno “ha salvato gli
altri, salvi se stesso se è il Cristo di Dio”. Ecco la stessa tentazione: giacché sei il Figlio

di Dio usa le tue capacità per te. “Giacché è il Cristo di Dio, l’unto di Dio, usi le sue forze
per salvarsi”.
Quindi la prima tentazione è usare a proprio vantaggio le sue capacità. E Gesù risponde
con un brano preso dal Libro del Deuteronomio, “’Non di solo pane vivrà l’uomo’”, quindi
c’è qualcosa di più importante.
La seconda seduzione, “il diavolo lo condusse in alto”, ’in alto’ è un’espressione che
indica la sfera divina, quindi gli offre la condizione divina, “e gli mostrò in un istante tutti i
regni della terra e gli disse: ‘Ti darò tutto questo potere e la loro gloria perché a me è
stata data e io la do a chi voglio’”. La denuncia dell’evangelista è drammatica, non è Dio,
ma è il diavolo colui che conferisce il potere e la ricchezza. Potere e gloria sono del
diavolo e lui le dà a chi vuole. C’è un’unica condizione, “’Se ti prostrerai in adorazione
dinanzi a me, tutto sarà tuo’”. Il potere, la ricchezza, la gloria sono del diavolo, e il
diavolo è disposto a darli perfino a Gesù, perché? Fintanto che ci sarà potere ci sarà
ingiustizia e non potrà realizzarsi il Regno di Dio. Quindi il diavolo sta tentando, sta
seducendo Gesù con la presa del potere che è il vero peccato di idolatria: usare il potere
per affermare il Regno di Dio. Il Regno di Dio non si afferma con il potere, ma con
l’amore.
Gesù gli risponde, sempre prendendo una frase dal Libro del Deuteronomio, ‘Sta scritto:
“Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”’, cioè l’incompatibilità tra Dio e il
potere, tra l’amore che si fa servizio e il dominio. Incompatibilità assoluta.
L’ultima carta che ha il diavolo è quella di portarlo nella città santa, a Gerusalemme, e lo
mette addirittura sul punto più alto del tempio e, mentre con questa nuova seduzione
ripete “Giacché, se sei il Figlio di Dio”, abbiamo notato che in quella di mezzo non
gliel’ha proposta. La tentazione del potere e della ricchezza non è importante rivolgerla a
uno perché è Figlio di Dio, perché è una tentazione alla quale – e il diavolo lo sa – ogni
uomo (religioso o no) soccombe.
Alla tentazione della ricchezza e del potere pochi riescono a resistere. E qui invece
di nuovo dice
‘Giacché sei il Figlio di Dio, gettati giù’” cioè fa un segno spettacolare, straordinario, delle
tue capacità così il popolo ti crederà. E qui il diavolo sembra un esperto dottore della
legge, infatti cita il Salmo 91, due versetti, “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo
piede non inciampi in una pietra”’.
Quindi qui l’evangelista fa comprendere che, sotto la figura di questo diavolo, si
nascondono in realtà i dottori della legge che tenteranno Gesù. E Gesù mette fine alla
disputa. “Gli rispose: È stato detto: “Non metterai alla prova’, cioè esattamente ‘non
tenterai’, ‘ il Signore Dio tuo”’
E, di nuovo cintando il Libro del Deuteronomio, Gesù afferma la piena fiducia nel Padre.
“Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento
fissato”. Qual è questo momento fissato? Nel Vangelo c’è un punto ben preciso, al
Capitolo 10, versetto25, quando sarà proprio un dottore della legge colui che tenterà
Gesù.
Il verbo “tentare” riapparirà di nuovo; quindi queste tentazioni non sono un episodio
isolato della vita di Gesù, ma tutta l’esistenza di Gesù è stata sotto il segno della
tentazione, della seduzione, di prendere il potere e la ricchezza per affermare il Regno di
Dio. Ma Gesù ha rifiutato assolutamente.
SINTESI
Il diavolo non si presenta come un avversario che tenta Gesù al male, al peccato, ma
come un suo collaboratore, che gli consiglia tutti i mezzi per affermarsi come messia.

Il Regno di Dio non si afferma con il potere, ma con l’amore. Dio è amore che si mette a
servizio e mette l’interesse dell’altro al primo posto, il diavolo è potere che domina e pensa
soltanto alla propria convenienza.
Sovente pensiamo che la felicità consista nell’assenza di problemi, invece sta proprio nella
capacità di affrontarli. La felicità ci viene incontro quando ci impegniamo a favorire quella
degli altri.
Dio è amore e l’amore dà, non può far altro.
il diavolo cerca di insinuare in Gesù che affermare il bene nel mondo, portare la felicità,
non è il frutto di un lento lavorio dell’amore, ma l’imposizione di una ‘volontà di potenza’, di
un atto di forza, di uno spettacolo della propria divinità.
Cristo invece trasforma il mondo del male in luogo di incontro e di salvezza, avendo
vissuto prima, fino in fondo, la compassione, la pazienza con gli uomini che gli passavano
accanto, sino a pagare completamente il prezzo di questo amore, salendo sulla croce.