Lc 2,41-52
GESU’ E’ RITROVATO DAI GENITORI NEL TEMPIO IN MEZZO AI MAESTRI
Ogni qualvolta leggiamo il vangelo dobbiamo sempre tenere presente, per comprenderlo, che non riguarda la cronaca, ma la teologia, cioè non ci riporta una serie di fatti, ma di verità. Quindi non riguarda tanto la storia, ma la fede. Il capitolo 2 di Luca, versetti 41-52, è conosciuto come lo smarrimento e il ritrovamento di Gesù nel tempio. Cosa ci vuole trasmettere?
La grande resistenza e la grande delusione del popolo di Israele nei confronti di Gesù, perché Gesù non segue le tradizioni dei padri, ma instaura una relazione completamente nuova con Dio che chiama PADRE. Ma vediamo il vangelo. I suoi genitori
Tutti i personaggi che sono in questo brano sono anonimi. L’unico che ha nome è Gesù. Quando un personaggio è anonimo significa che è RAPPRESENTATIVO. Allora l’evangelista non ci vuole indicare tanto Maria e Giuseppe, ma tutto il popolo di Israele. I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua come ogni ebreo. Sono le tre grandi feste nelle quali bisognava salire a Gerusalemme, la Pasqua, la Pentecoste e le Capanne. Quando egli ebbe dodici anni… perché questo particolare? Perché l’evangelista rivede nella figura di Gesù uno dei grandi profeti della storia di Israele, il profeta Samuele che, secondo la tradizione, anche lui incominciò a profetare all’età di dodici anni.
Vi salirono secondo la consuetudine alla festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Può sembrare strano: come è possibile che Gesù rimane e i genitori non se ne accorgono? Perché i genitori sono fortemente convinti che il figlio li segua; il figlio deve seguire le orme dei padri. Ma è questa la novità che vedremo che Gesù ci presenta. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; E non trovano Gesù. Non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Può sembrare appunto strano che questa famiglia non si accorga dell’assenza di Gesù. L’evangelista, all’inizio del suo vangelo, annunziando la nascita di Giovanni Battista, aveva detto che sarebbe venuto a portare il cuore dei padri verso i figli. Ed era una citazione del profeta Malachia, che continuava: il cuore dei figli verso i padri. Luca omette questa seconda parte. E’ l’antico, il passato, che deve comprendere il nuovo, non il nuovo che deve seguire il passato.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri. Sono i maestri della legge. Il fatto che Gesù sia nel mezzo richiama la sapienza di Dio secondo il Libro del Siracide, dove si legge: la sapienza loda se stessa, si vanta in mezzo al suo popolo. Quindi Gesù è immagine della sapienza di Dio.
Mentre li ascoltava… E non solo, e li interrogava. A dodici anni lui interroga i maestri della legge. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore. Si traduce con “stupore”, ma l’evangelista adopera un’espressione che indica una meraviglia irritata, erano sconvolti dalle risposte di Gesù. Per la sua intelligenza e le sue risposte.
Ecco, a quanto pare non solo interroga, ma fornisce risposte. Ed ecco l’incidente. Al vederlo restarono stupiti, – letteralmente sbigottiti – e sua madre gli disse… qui Maria, la madre di Gesù, come dicevo non è presentata con il nome, ma è rappresentativa del popolo di Israele, commette due errori. Primo, lo chiama “figlio”, e il termine adoperata significa “bambino mio”, cioè qualcuno su cui io ho un diritto, un potere. “Figlio, perché ci hai fatto questo?” Ed ecco il secondo errore: “Ecco, tuo padre … quindi si riferisce alla figura di Giuseppe … e io, angosciati, ti cercavamo”. Ora la risposta di Gesù. L’unica volta in cui Gesù, in questo vangelo, si rivolge alla madre, è per una parola di aspro rimprovero. E indubbiamente la madre avrà ricordato la profezia di Simeone nel tempio quando le disse: “A te una spada attraverserà la tua vita”, e la spada è la parola del Signore.
Infatti Gesù risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate – quindi è qualcosa che avrebbero dovuto sapere – che io devo … “ Il verbo “dovere” in questa particolare forma indica la volontà di Dio.
“Devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Mentre la madre gli ha detto: “Tuo padre e io angosciati ti cercavamo”, Gesù dice, no, io devo occuparmi del Padre mio. Suo padre non è Giuseppe. Cosa vuole dire Gesù? Che lui non segue i padri, il passato, ma segue il Padre, colui che fa nuove tutte le cose. Naturalmente essi non compresero ciò che aveva detto loro. Perché non comprendono? Chi guarda al passato non può comprendere il nuovo che avanza. Scese dunque con loro e venne a Nàzareth e stava loro sottomesso. E qui si apre uno spiraglio, una speranza per Maria, come già nell’episodio dei pastori, Maria non ha capito, anche lei è sconvolta da questa grande novità.
Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Il cuore indica la mente, la coscienza. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Esattamente come il profeta Samuele che, come scritto nella Bibbia, cresceva anche lui con questa sapienza.
Ebbene il brano termina con una speranza per Maria.
Maria incomincia il suo processo di crescita che la porterà da essere madre di Gesù a discepola del Cristo.
NOTA FINALE .Se il tema della festa è la famiglia di Nazareth oggi molti saranno i commenti che ci propongono una “famiglia tradizionale modello “,che non esiste, come quella di Maria e Giuseppe, ricordiamo a tutti che questa è ben diversa da come ci viene presentata Basta leggere in queste poche righe le tensioni con Gesù adolescente che viene invitato a rientrare nei ranghi. E oggi la famiglia è al plurale: ci sono diverse forme di famiglia e convivenza con cui dobbiamo dialogare e leggere quanto avviene, senza dogmi o pregiudizi, ma sapendo che DIO E’ PADRE e accoglie tutti con amore.
SINTESI
Gesù non perde l’occasione di ricordarci che la famiglia di sangue non è l’ultima parola sulla vita di una persona.
La via obbligata per portare a compimento la propria vita è anzitutto quella che si prende cura del Padre che ci abita, cioè Dio.
Nel brano vediamo i genitori che procedono per la loro strada, certa, sicura, pensando che il ‘loro’ figlio sia con loro, li segua. Occorre passare dal Dio pensato al Dio di cui si fa esperienza. Non è Cristo a seguire noi, ma siamo noi a dover seguire ed ascoltare lui.
Sovente la famiglia di Nazareth è proposta come il modello di una famiglia tradizionale, ma il brano di oggi ci fa capire che in realtà anche questa famiglia è ben diversa da come ci viene presentata
Oggi la famiglia è al plurale: ci sono diverse forme di famiglia e convivenza con cui dobbiamo dialogare e leggere quanto avviene, senza dogmi o pregiudizi, ma sapendo che DIO E’ PADRE e accoglie tutti con amore.