Mc 10, 17-30
VENDI QUELLO CHE HAI E SEGUIMI –
Per la comprensione del brano evangelico dobbiamo lasciarci guidare da quelle chiavi di lettura, cioè dai termini che l’evangelista mette nel suo racconto per indicare quello che lui vuole esprimere. Come in questo brano, il capitolo 10 del vangelo di Marco, dal versetto 17 al 30.
L’evangelista scrive: Mentre andava per la strada. Ecco la prima indicazione. “Lungo la strada” è il luogo della semina infruttuosa, dove il seme è stato gettato per terra, ma subito sono venuti gli uccelli. Quindi l’evangelista ci mette in guardia sul fatto che questo brano sarà all’insegna della semina infruttuosa, la parola non verrà accolta.
Un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio… ecco sono altri due elementi importanti. Finora è corso incontro a Gesù l’indemoniato, cioè una persona posseduta da qualcosa di più forte di lui che lo tiene prigioniero e si è gettato in ginocchio presso Gesù il lebbroso, cioè la persona impura che si riteneva esclusa da Dio.
Quindi l’evangelista ci sta dicendo che questo tale è più posseduto di un indemoniato e più impuro di un lebbroso. La preoccupazione di questo tale – che è anonimo quindi significa che è un personaggio rappresentativo – è cosa deve fare per ottenere la vita eterna.
Ebbene Gesù gli risponde quasi in maniera seccata, perché lui è venuto ad inaugurare il regno di Dio, una società alternativa, non è venuto a dare indicazioni per la vita eterna. Comunque Gesù lo rimanda a Dio e ai comandamenti e qui Gesù elimina i tre che erano esclusivi di Israele, i comandamenti più importanti, gli obblighi nei confronti di Dio e gli elenca soltanto cinque comandamenti più un precetto che riguardano il comportamento verso gli altri.
Per la vita eterna non importa come e quello che si è creduto, ma importa come si sono amati i fratelli. E Gesù glieli elenca. “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso…”, e qui Gesù inserisce Non frodare che era un precetto e non un comandamento. Perché Gesù lo mette tra i comandamenti, dandogli valore di comandamento? E’ un brano preso dal libro del Deuteronomio dove si chiede di non imbrogliare i lavoratori, i dipendenti. Allora Gesù insinua che alla base di ogni ricchezza – perché vedremo che questo tale è molto ricco – c’è sempre la frode e l’imbroglio. E poi “Onora il padre e la madre”.
L’individuo afferma di aver fatto tutte queste cose fin dalla giovinezza. Il testo greco fa vedere che l’individuo si riempie la bocca, fiero, orgoglioso di tutto questo … In greco tutte queste cose si dice Tauta panta. È un’espressione che riempie la bocca.
Allora Gesù lo fissò, lo amò e gli disse: “Uno ti manca”. Traduco letteralmente il testo, non è una cosa sola ti manca, cioè a dire “hai fatto tanto metti anche questo”. No. “Uno ti manca” era un’espressione per indicare “Ti manca tutto”. Tanta osservanza dei comandamenti, tante osservanze religiose, eppure ti hanno reso un individuo – come abbiamo visto – angosciato, preoccupato.
Allora Gesù, che lo ama, gli chiede di essere felice facendo felici gli altri. E’ andato da Gesù per avere di più, per avere un consiglio per la sua vita spirituale e Gesù lo invita a dare di più. E infatti gli dice: “Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri…”, cioè fai felice per essere felice, “ e avrai un tesoro in cielo”, cioè in Dio.
“E vieni! Seguimi!” Non ha portato bene a questo individuo incontrare Gesù. Infatti a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato … e la conclusione dell’evangelista … possedeva infatti molti beni. Ecco perché all’inizio ha presentato l’individuo che corre come un indemoniato e si inginocchia come un impuro. Costui credeva di possedere i propri beni, in realtà ne era posseduto. E il possesso di questi beni, l’egoismo che nasce lo chiudeva alla comunicazione con Dio.
La sua condizione è più grave del lebbroso che Gesù ha purificato e più grave anche dell’indemoniato che Gesù ha liberato. Allora Gesù ora si rivolge ai suoi discepoli ed esclude tassativamente che nella sua comunità ci possa entrare un ricco perché nella comunità del Regno c’è posto per i signori, ma non per i ricchi. Qual è la differenza?
Il signore è colui che dà, condivide con gli altri; il ricco è colui che ha e trattiene per sé.
E Gesù appunto spiega quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio. Questa dichiarazione di Gesù crea sconcerto tra i discepoli. Contenti che finalmente nel suo gruppo entrava un benestante, un ricco che poteva provvedere al sostentamento di questo gruppo di discepoli che aveva lasciato tutto per seguire Gesù, Gesù invece lascia che se ne vada.
Dicevano tra di loro: “E chi potrà essere salvato?” Non si tratta della salvezza eterna, il verbo indica sostentare, sopravvivere, sfuggire ad un pericolo, cioè “Come andiamo avanti se tu uno che ha i soldi non lo vuoi qui con noi?”
E Gesù dice che è impossibile agli uomini, ma non a Dio. Gli uomini pensano che la sicurezza stia nell’accumulo, per Gesù la sicurezza, la felicità, stanno nel condividere con gli altri. E allora reagisce il discepolo Pietro, che, con aria di sfida, dice: “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. E qui Gesù gli risponde elencando una serie di sette impedimenti che, se ostacolano il seguire Gesù e la pienezza della felicità, devono essere eliminati. Per questo afferma: “Non c’è nessuno che abbia abbandonato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o campi per causa mia e per causa del Vangelo,che non riceva già ora, in questo tempo … “, alla minima rinuncia corrisponde la piena abbondanza, “…cento volte tanto.”
Il numero cento indica la benedizione… “in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni e la vita eterna nel tempo che verrà”. E’ la vita eterna che viene ereditata, non si ottiene peri propri sforzi, ma è un regalo da parte di Dio. Poi c’è un ultimo versetto, che è importante, ma non c’ènel testo liturgico.
“Ma tutti anche se primi devono essere ultimi e questi ultimi saranno primi”. Gesù ha incontrato uno che nella società è considerato un primo e lo invita a farsi ultimo in modo che gli ultimi possano sentirsi primi.