TESTI
1. Cor. 4,9-14
Salmo 54
2. Gv 6, 24-35
CONDIVIDIAMO IL PANE BENEDETTO: CIOE’ DESTINATO ALLA CONDIVISIONE ED ALLA SOLIDARIETA’
- E’ nel cap. 4 “Il servizio degli Apostoli”. “Penso che Dio abbia messo noi Apostoli all’ultimo posto”. Lavoriamo con le nostre mani e ci affatichiamo. Non siamo valutati per quello che facciamo. Rispondiamo bene per male.
- Il vangelo. La condivisione dei pani e dei pesci è talmente importante che lo riportano tutti e quattro gli evangelisti e ben due volte.
Il contesto: sul far della sera si avvicinano i discepoli preoccupati perché c’è molta gente.
I discepoli gli chiedono: licenzia la gente affinchè vada a comprarsi da mangiare.
Gesù: non occorre che vadano, non c’è da comprare, ma da condividere. “Date voi stessi a loro da mangiare”.
Condividete il pane ed i pesci, ma fatevi anche pane per la gente.
E’ il segno della messa, dell’eucarestia,della cena del Signore : Cristo si fa alimento, cibo per la vita degli altri..
Fa sdraiare , nel prato, sull’erba, tutti: recita la benedizione, cioè fa diventare questo cibo pane da condividere tra tutti.
Gli apostoli si mettono a servire: distribuiscono a 5.000 uomini ,numero simbolico (più le donne ed i bambini) senza mettere condizioni né limiti. Donne e bambini non contavano per la società civile e religiosa. Traggo una prima conclusione: chi partecipa al banchetto dell’eucarestia sappia che è purificato da Dio, perdonato dal Signore Risorto che si dona.
La persona è sempre amata da Dio E non deve essere “degno” per partecipare all’eucarestia, ma è la partecipazione all’eucarestia che lo rende degno.
Dunque: è nato un nuovo culto, si esercita dovunque (non solo in chiesa e, ieri, nella sinagoga) dove vi è la capacità di condividere. Comincia ora dalla casa, dalla strada, dalla città.
Questo vede Dio al centro: è Lui che si rivolge agli uomini ed alle donne, perché Gesù è “Emanuele” (= Dio con noi) che non chiede di essere onorato, ma accolto perché diventi alimento di vita, di forza,di condivisione per chiunque ne ha bisogno.
BENEDIZIONE e condivisione DEL PANE
Noi vogliamo destinare le offerte raccolte oggi ai lavori di RICUPERO DELLA SCALA PER HANDICAPPATI SU VIA MERCANTI CHE SI E’ ROTTA E VA RIPARATA .IL PREVENTIVO E 6.400 €
Ora benediciamo il pane.
I pani della solidarietà: ritirare questo pane è un segno impegnativo; “noi vogliamo, nella vita di ogni giorno, non fare l’elemosina, ma condividere la nostra vita (tempo,risorse,attenzione….) con chi ci sta vicino (prossimo), chiunque sia.In questo momento sosteniamo più persone e famiglie
Quindi ci impegniamo al dialogo, al rispetto, alla condivisione, alla difesa dei diritti dei più deboli (dai poveri di casa nostra, ai rifugiati, ai nuovi cittadini che sperano con noi).
CHI VIENE A ME NON AVRA’ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRA’ SETE MAI PIU’! Gv 6, 24-35
QUando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Con l’episodio della condivisione dei pani Gesù aveva voluto elevare la folla a livello prima di uomini, poi di persone adulte, di persone mature, ma la folla non ha voluto, voleva farlo re. Ha preferito la sottomissione alla libertà che Gesù aveva loro proposto e Gesù era scappato via.
Ebbene ora la folla lo rincorre, ne va in cerca – il verbo ‘ricercare’ nel vangelo di Giovanni è sempre negativo, è sempre per catturare, lapidare, uccidere Gesù – e, quando lo trova, si rivolge a lui chiamandolo ‘Rabbi’. Rabbi è il maestro della legge, non hanno compreso la novità proposta da Gesù, un rapporto con Dio completamente nuovo, non più basato sull’obbedienza della legge, ma sull’accoglienza del suo amore. E qui inizia un dialogo tra sordi, un dialogo all’insegna dell’incomprensione, perché la folla chiede il pane per sé e Gesù li invitava a farsi pane per altri. Ecco che Gesù dice “voi mi cercate non perché avete visto dei segni”. Il segno cos’era? L’accoglienza di un dono generoso per farsi, a loro volta, dono generoso per gli altri, ricevere il pane per poi farsi pane per gli altri.
“Ma perché avete mangiato” – cioè avete preso il pane per voi, “e vi siete saziati”.
E avvisa Gesù “datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”. La vita ha una parte biologica e ha bisogno di esser nutrita e una parte, quella eterna, che per crescere ha bisogno di nutrire. Quindi noi abbiamo due aspetti:
– La nostra vita biologica, deve essere nutrita Quella interiore, per crescere, invece, deve nutrire.
Allora Gesù dice “datevi da fare per questo”. “Perché”, assicura Gesù, “questo è il cibo che vi da il Figlio e su di lui il Padre ha messo il suo sigillo”, cioè Gesù è la garanzia della presenza divina nell’umanità.
Ed ecco che chiedono loro a Gesù cosa devono fare, e Gesù dice: “Questa è l’opera di Dio”. L’unica volta che appare nell’Antico Testamento il termine ‘opera di Dio’, è nel Libro dell’Esodo, capitolo 32, vers. 16, per indicare le tavole della legge. C’è un cambio di alleanza, il rapporto con Dio non è più basato sull’osservanza della legge, ma sull’accoglienza dell’amore di Gesù. Ed è questo che Gesù esprime “che crediate in colui che egli ha mandato”. Quindi non più l’obbedienza alle leggi, ma l’assomiglianza all’amore che in Gesù, garanzia della presenza divina, si manifesta.
Ma la folla non comprende e chiede: “che segno compi perché vediamo e crediamo?” Questo è tipico dell’esperienza religiosa: un segno da vedere per poter credere. E Gesù rifiuta sempre, Gesù non mostra un segno da vedere per credere, ma al contrario dice “credi, e tu stesso diventerai un segno che gli altri possono vedere”.
Allora Gesù, di fronte a questa reazione della folla che si rifà ai padri e non al Padre, che si rifà al passato e dice “i nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto”, si rifanno al passato per Israele, mentre Gesù li aveva invitati al presente, al Padre dell’umanità, Gesù dice che non è stato Mosè in passato quello che ha dato la vera vita, ma il Padre “vi dà il pane dal cielo, quello vero”.
La richiesta della folla richiama la preghiera del Padre Nostro che, nel vangelo di Giovanni non è presente, “Signore, dacci sempre di questo pane”. Ecco, la folla è cresciuta, da ‘Rabbi’ – Rabbi è colui che insegna la legge – a ‘Signore’, hanno capito che in Gesù c’è una realtà divina.
Ed ecco la dichiarazione di Gesù “Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà pane e chi crede in me non avrà più sete”. Gesù si presenta come la piena risposta alle esigenze di pienezza di vita che ogni uomo porta dentro di sé.