Luca 23,35-43
“SIGNORE RICORDATI DI ME QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO”
IL QUADRO DELLA SITUAZIONE: come si è tradito il messaggio evangelico.
Gesù di Nazareth ora è in croce: il potere religioso e civile hanno “vinto” su di lui.
Il popolo lo guarda deluso: non è il messia atteso dalla tradizione, il figlio di Davide che doveva conquistare il Regno. E il popolo deluso ha chiesto che venisse crocifisso.
I capi, inoltre, lo deridevano “Ha salvato gli altri, salvi se stesso. Se sei figlio di Dio scendi dalla croce e ti crediamo”. Lo prendono in giro e lui tace, non usa le sue capacità, il suo potere per salvare se stesso.
“L’eletto di Dio” è stato abbandonato. Ha contro i poteri civile e religioso e tutto il popolo.Non è il messia della Tradizione.
Nella derisione finale del “fallito crocifisso”, i soldati “si accostavano per porgergli dell’aceto”, forse per togliergli la sete (simbolicamente l’aceto significa odio, all’opposto del vino che è simbolo di amore).
Quindi lo sfidano nuovamente con una scritta multilingue “Il re dei Giudei è questo”, irridente, sarcastica, per indicare il fallimento di un illuso.
E poi l’ultima tentazione “Se sei re usa le tue capacità per salvarti!”.
Gesù ha usato le sue capacità solo a servizio degli altri, lo ha proposto a noi e questa è stata la risposta. Si direbbe il re fallito. E come condanna la croce, quella morte riservata alla feccia della società, ai crimini più gravi.
Gesù di Nazareth viene accomunato a queste persone, le stesse che lo irridono (uno dei crocifissi con lui), mentre l’altro gli chiede “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno”.
Sembra un incontro irreale, incredibile: il più emarginato riconosce in lui un senso alla sua morte, quello che lui ha proposto e Gesù gli conferma “Oggi sarai con me in paradiso”.
“Paradiso” è usato una sola volta in Luca (termine persiano, non ebraico) per indicare “parco, giardino”, il luogo della vita serena , di Dio cioè oggi saremo insieme con Dio.
Un bandito, un malfattore non ha nessun merito, per questo Gesù lo accoglie e gli regala il suo futuro immediato nella casa del Padre.
E’ la prima persona, questo criminale, che con Gesù entra nel Regno di Dio, dei cieli.
La festa di Cristo Re, oggi, ricorda questo “Regno”, (anche se la festa è nata per appoggiare e gratificare l’orgoglio del potere della chiesa gerarchica che voleva competere e dominare il potere civile) e fa di Gesù, uomo della croce, un re potente come vuole essere il papa del tempo.
E’ il peggior utilizzo dell’annuncio “regno di Dio”, mondo di pace, di giustizia, di servizio con la chiesa gerarchica che si dichiarava “società perfetta”, universale superiore a tutti i regni!
Ma lui ha sempre rifiutato la regalità del dominio: è lì per servire e dare la vita in abbondanza. Vuole essere la buona notizia per gli uomini ,quella che Dio li ama, senza pregiudizi.
Neanche i pregiudicati come il criminale crocifisso con lui devono temere il giudizio perché lui è un privilegiato per il Dio di Gesù di Nazareth.