03Sabato 9 Settembre ore 20.45
Torna il Gruppo Teatro Devadatta con un nuovo spettacolo in due tempi dal teatro-canzone di Giorgio Gaber
Se potessi mangiare un’idea…
Morte e resurrezione di un’utopia
“…non fa male credere; fa molto male credere male!…”
Questa frase di Giorgio Gaber ha sempre avuto per noi una risonanza particolare.
Condividiamo con ogni donna ed ogni uomo una nostalgia: la necessità di “frequentare” l’Utopia a diverso titolo, pur nei sentieri della ricerca personale più variegata. E’ davvero una spinta profonda e inspiegabile questa che dall’origine dei tempi ci invita ad uscire dall’accampamento delle nostre comprensioni codificate per spingerci sul terreno dell’ignoto e dell’inconoscibile. Una “follia”, a pensarci; quasi una dannazione. A molti verrebbe naturale condannare questa inquietudine come un “vezzo” patologico, una infantile pericolosa attrazione per il vuoto; una colpevole incapacità di riconoscere la Terra promessa di un Pensiero conquistato e definito, di mettervi radici e di militarvi. Una debolezza dalla quale difendersi con delle scelte di campo precise, definitive per costruire finalmente un accampamento, una struttura, una casa; una sorta di “mausoleo”, per noi e per quelli come noi.
Lì però, l’Utopia – quella che Gaber laicamente chiama “l’uccello”- non ci va più.
E fa molto male credere che per servire l’Utopia si debba costringerla in una casa ed una definizione. Quel tipo di “uccello” è per sua natura libero, e ci invita a seguirlo nelle direttrici della sua sconcertante assurda imprevedibile mentalità, la stessa che chiede a chiunque di noi di “uscire” dalla nostra Terra per andare dove gli verrà indicato. Sembrerebbe lecito pensare che l’Utopia stia proprio in questo andare, e che la nostra grande impresa al suo servizio sia lasciarsi portare in un deserto di non-conoscenza confidando che la strada ci verrà mostrata, un passo alla volta.
Ma allora…che siano proprio le nostre case a dover morire?
Le strutture, le “chiese”, gli accampamenti. E se in questi nostri mausolei così faticosamente e sinceramente edificati abbiamo identificato e costretto l’Utopia, non sarebbe forse quel simulacro ciò che dobbiamo far morire, affinché l’Utopia possa ancora e sempre rivelarsi, mostrarci una direzione, camminare con noi?
Morte e resurrezione, senza paura. Ancora, ancora. E ancora.
Mario Coppotelli
Questo spettacolo è dedicato a tutti i vagabondi dello Spirito, i senza-casa, i ricercatori.
A Lanfranco Rossi. E ad ogni membro del Movimento dei “Ricostruttori nella preghiera” del passato, del presente, del futuro.
Clicca qui per vedere la locandina.
Il sito del Gruppo Teatro Devadatta: http://teatrodevadatta.wix.com/teatrodevadatta
Francesco Coppotelli http://www.pabloeilmare.it/ : violino, voce solista, voce recitante
Arcangelo Giordano, chitarra, voce solista, voce recitante
Mario Coppotelli, voce solista, voce recitante, regia
Mario Negrini, mixer
Le basi musicali sono state realizzate da Lillo Giordano
La locandina è stata elaborata su una fotografia di Gabriele Coppotelli.
https://www.flickr.com/photos/malandrodafotografia/