PANE DA CHIEDERE E DA CONDIVIDERE.
PER UN’INQUADRAMENTO DEL PADRE NOSTRO (MATTEO 6,5-15)
Sono ritenuti i versetti più difficili del Vangelo e forse del Nuovo Testamento, per la comprensione (e traduzione) del testo vi è ancora molto da fare.
Perché sono così complicati?
Credo perché è stato considerata una “preghiera devozionale”, cosa che non è, con effetti contrastanti e devastanti per la fede.
Per esempio: quando diciamo “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (6,11) vi è un senso diverso a seconda di ogni situazione di vita da cui partiamo.
Nel mondo del benessere, dove il pane abbonda e si spreca, è come richiedere un’”assicurazione” per il proprio benessere: “fa che continui ad avere alimenti in abbondanza!”.
Nel mondo povero, dove si muore di fame, e molti non hanno cibo a sufficienza, è la richiesta per una promessa mancata, in qualche caso una beffa perché il cibo non arriva e cresce a dismisura la povertà.
Il Padre Nostro voleva essere il rimedio, la soluzione a questa ingiustizia in atto.
Gesù non intende insegnare una preghiera da recitare , ma un atteggiamento pratico: accettare lo stile delle Beatitudini che hanno alla base la condivisione.
Il Padre Nostro è l’applicazione e l’accettazione dello stile di vita delle Beatitudini.
La prima beatitudine: la scelta della povertà, della sobrietà di vita, cioè della condivisione generosa che permette a Dio di farsi conoscere come colui che si prende cura dei poveri e sta dalla loro parte. Permette così ai suoi figli di invocarlo come unico “Padre”, che “sta nei cieli”(nella sfera di Dio) e per questo sua condizione divina può guidare gli uomini.
Essere “nei cieli” ai tempi di Gesù era segno di detenzione del potere. Erano nei cieli, o volevano esserlo, i re, gli imperatori, i faraoni, i figli degli dei. Il cielo era molto affollato di candidati potenti. I “re” di varie forme chiedevano di essere riconosciuti con qualità divine, che, secondo loro, si trovavano nei cieli, dove avevano la loro sede i big,le star.
Gesù “invita” a riconoscere solo il Padre e nessun altro. Dice infatti “Non chiamate nessuno ‘padre’ sulla terra perché uno solo è il vostro Padre, quello nel cielo” (Matteo 23,9).
Dopo l’accettazione della prima beatitudine, che permette al “regno” di diventare realtà, Gesù annuncia gli effetti proposti , cioè la fine dell’oppressione per gli afflitti, la restituzione della dignità ai diseredati, l’eliminazione di ogni forma di ingiustizia.
Questo è anche oggetto delle richieste del Padre Nostro, l’effetto sull’umanità di quanti hanno accolto le Beatitudini nei fatti: Dio è colui che si prende cura dei figli, anzi precede le loro richieste e chi applica le Beatitudini lo conferma.
Gesù invita poi a chiedere al Padre che il suo Regno si diffonda, il Regno diventi realtà (non solo promessa) quindi i discepoli cambino diventando pronti ad aiutare (“misericordiosi”), trasparenti nelle intenzioni (puri di cuore) e responsabili della felicità altrui (costruttori di pace).
Anche le tre successive richieste riguardano la comunità. Al centro la prima, la richiesta di pane “epiousion” (parola che non esiste in greco!) e viene tradotta da San Girolamo in “quotidiano”, “di oggi” e “supersostanziale”. Ma questo porta a fuorviare il senso della richiesta. Il pane che alimenta gli uomini, infatti, non va richiesto a Dio, ma è nostro compito produrlo e condividerlo con chi non ne ha.
Il fatto che sia richiesto al Padre il pane “episousion” (supersostanziale) significa che chiediamo un alimento “dono del Signore”:“è Gesù stesso, come fonte di vita e alimento per la comunità” (Matteo 4,4).
Gesù si fa pane e quanti lo accolgono diventano capaci di farsi pane per gli altri, divenendo, con questa scelta, figli dello stesso Padre.
E’ questo “pane-Gesù” che comunica la forza da condividere fino a cancellare i “debiti” altrui, che costruisce una comunità che ha accolto le beatitudini della sobrietà di vita, che saprà fare del dono il suo segno.
Le Beatitudini chiudevano con la garanzia che Dio starà dalla parte di chi subisce le persecuzioni e resta forte nella prova della morte infamante del maestro, la crocifissione, che diventa anche la croce dei perseguitati, dei testimoni che lo fanno a costo della vita anche oggi.
E conclude chiedendo per la comunità di essere preservato dalla presenza del maligno.
Finchè Gesù rimane al centro della vita di comunità, come guida, riferimento, come alimento (pane) per i suoi componenti, sarà esclusa la presenza del “maligno” (incarnazione del male).
E concludiamo col Padre Nostro al presente e al nominativo che rende meglio il senso, il significato del Padre Nostro :
Padre nostro che sei nei cieli,
santo è il tuo nome,
il tuo regno viene,
la tua volontà si compie nella terra come nel cielo.
Tu doni a noi il pane di oggi e di domani.
Tu perdoni i nostri debiti nell’istante
in cui li perdoniamo ai nostri debitori.
Tu non ci induci in tentazione, ma,
nella tentazione, tu ci liberi dal male.
Fredo Olivero, san Rocco Torino 2015.12