Giovanni 1,1-18

 

“LA PAROLA SI FEDE ‘CARNE’ ED ABITO’ TRA NOI” …..

“VENNE TRA I SUOI, MA  I SUOI …… NON L’HANNO ACCOLTO”

 

Così inizia Giovanni che, con questo testo e in 18 versetti riassume tutto il suo vangelo (“la buona notizia”).

In principio era il verbo” (logos, la parola creatrice). L’evangelista si rifà al Genesi che comincia così “In principio Dio creò il cielo e la terra”, ma Giovanni non è d’accordo e corregge: in principio c’era la parola creatrice che realizza il progetto di Dio.

Si stacca anche dalla cultura giudaica che diceva che all’inizio c’erano le 10 parole (i comandamenti). Per lui c’è un’unica parola che si manifesta con un’unica proposta: l’amore vicendevole senza barriere che Gesù dà ai suoi e vuole che lo trasmettano.

Dio, quindi, ha un progetto: comunicare vita ed amore all’umanità, agli uomini ed alle donne concrete. “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”. Nella tradizione ebraica la Legge era “la luce degli uomini”.

Gesù chiarisce e prende le distanze, c’è qualcosa dentro gli uomini (non una legge esterna), è la vita che è luce degli uomini.

Gesù nasce rispondendo al nostro desiderio di vita piena, di felicità ed è questo che guida i nostri passi. Lui viene soltanto a rafforzarlo. E “la luce splende nelle tenebre”, deve spandersi il suo splendore perché le tenebre non la vincano. Tutto quello che non ha vita è tenebra e cerca di soffocare i nostri desideri, ma questa vita che Dio ci rafforza vince le tenebre.

Gesù stesso, prima di essere arrestato, ci riporta Giovanni, dice “Coraggio, io ho vinto il mondo!”, mi metto a fianco della ricerca di vita.

Nel prologo riporta “Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”, hanno atteso tanto il Messia, ma la sua proposta non si identificava  con le loro attese e non l’hanno riconosciuto. Perché? Perché Dio fa nuove tutte le cose e chi ha in mente vecchi parametri (leggi religiose , controlli, giudizi di Dio , punizioni…) e non il bene delle persone come valore principale  non può riconoscere un Dio che si fa carne, uomo/donna nella sua fragilità. Il Dio “passato” non possiamo riconoscerlo, quei criteri non lo possono comprendere.

Poi conclude “A quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.

La proposta che Dio ci fa è “diventare figli di Dio”, avere la sua stessa condizione di vita che è capace di superare la morte.

“E il verbo si fece carne (non dice uomo) ed abitò tra noi”, si fece debolezza umana attraverso cui passano tutti i doni di Dio. Per questo più siamo umani, più Dio splende in noi. Dio mette la tenda in mezzo a noi. “Abitò in messo a noi”. Ma Giovanni dice “in noi”, vuole fondersi con noi, dilatare la nostra capacità di amore, far in modo che ogni realtà diventi la casa accogliente che irradia amore.

Giovanni dice ancora: chi lo ama, Dio prende dimora in lui (diventiamo  suo santuario vivo). E conclude: Dio vuole una relazione nuova, non ci sono comandamenti, leggi da osservare, ma accogliere il suo amore.

“Dio nessuno l’ha mai visto, il figlio che è nel seno del Padre: lui ce l’ha rivelato”. Infatti non Gesù è come Dio, ma Dio è come Gesù, quindi dirà a Filippo “chi vede me vede il Padre”.

Contiamo su Gesù e non disperdiamoci in inutili ricerche.

Dio che si fa carne: questo è Natale, messaggio di speranza.

Da alcuni anni in molti facciamo più fatica a vivere, alcuni non reggono più (lavoro, casa, salute, figli). Per farci anche noi carne dobbiamo essere vicini a questi in modo serio, avendo uno stile continuo di condivisione.  Buon Natale allora di serenità, di pace costruita nel dialogo, di pace nel mondo con gli uomini che Dio ama ed hanno il compito di costruire la pace. Una pace che si fa carne ,cioè condivisione vera, concreta ,senza finzioni.