Mc  5,21-43

FANCIULLA IO TI DICO, ALZATI!

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Nella narrazione della risurrezione della figlia del capo della sinagoga e della guarigione della donna affetta da flusso di sangue, l’evangelista intende rappresentare la situazione del popolo di Israele. Il popolo, che è sottomesso alla legge, è come morto e è escluso dalla legge, vive una situazione di impurità, rappresentato dalla donna con il flusso di sangue. Ciò che unisce i due episodi è:

– la cifra ‘dodici’, indicata come anni di malattia per la donna e come età per la figlia del capo della sinagoga. Il numero ‘dodici’, lo sappiamo, è il numero che rappresenta le dodici tribù di Israele, quindi indica tutto il popolo di Israele.

– E l’altro termine è il termine ‘figlia’ (qug£thr), adoperato da Gesù per la donna che viene guarita, e per indicare la figlia del capo della sinagoga.

In entrambe le situazioni si guarisce, si recupera la vita attraverso una trasgressione.  Gesù tocca, prende la mano della bambina, del cadavere – ed era proibito nel Libro del Levitico toccare un cadavere – e la bimba ritorna in vita, mentre nel brano, che adesso vediamo di comprendere e di esaminare, è la stessa donna che compie questa trasgressione. Scrive l’evangelista che questa “donna”, anonima – significa che è un personaggio rappresentativo nel quale ogni lettore si può immedesimare – “aveva perdite di sangue”. Il sangue è la vita, e perdere sangue significa perdere la vita. Una donna in queste condizioni, secondo il Libro del Levitico, è una donna in perenne condizione di impurità. Se non è sposata non trova nessuno che la sposa, se è sposata non può avere rapporto con il marito, quindi è destinata alla sterilità, il marito la può addirittura ripudiare. Quindi una donna che non ha nessuna speranza. Allora, per la donna non ci sono speranze; se continua ad osservare la legge va incontro alla morte, ma lei, che ha sentito senz’altro la parola di Gesù, il messaggio di Gesù, il Gesù che ha purificato il lebbroso, il Gesù che non guarda i meriti delle persone, ma i loro bisogni, ci prova. Ci prova di nascosto perché una donna che, nelle sue condizioni, pubblicamente e volontariamente, toccava un uomo, veniva messa a morte, perché lo rendeva impuro.  Ebbene, sentendo parlare di Gesù, ha sentito appunto questo amore dal quale nessuno si sente escluso, un Dio che guarda le necessità delle persone. “Da dietro gli toccò il mantello” e quindi la donna, secondo il Libro del Levitico, secondo la Parola di Dio, compie una trasgressione, compie un sacrilegio. Gesù avverte, avverte che una “forza era uscita da lui”, una forza di vita e chiede “chi mi ha toccato le vesti? Cosa vuole dire l’evangelista? I discepoli sono accanto a Gesù, ma non gli sono vicini, loro lo accompagnano, ma non lo seguono. Non basta stare accanto a Gesù per percepirne e riceverne la forza della vita. Ma Gesù guarda “per vedere colei che aveva fatto questo”. E la donna impaurita e tremante … Impaurita perché? Ha compiuto una trasgressione per cui merita la pena di morte e quindi magari si attende il rimprovero, il castigo dal Signore. “Gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità”. Ecco, quello che, agli occhi della religione, è considerato un sacrilegio, agli occhi di Gesù invece … “Gesù le disse ‘Figlia’ “ – è lo stesso termine adoperato per la figlia del capo della sinagoga che indica quindi il popolo di Israele – “ ‘La tua fede ti ha salvata!’ “ La tua fede? La donna ha trasgredito un precetto religioso; ebbene, quello che, agli occhi della religione è una trasgressione e un sacrilegio, per Gesù è un gesto di fede. Dio non si concede come un premio per la buona condotta, ma come un regalo. Il premio dipende da chi lo riceve, il regalo dalla generosità del donatore. E quindi nessuno si può sentire escluso dal Signore.

E non solo. Gesù non la manda al tempio a offrire i due piccioni come era previsto dalla legge, ma dice “Va’ in pace”, va verso la felicità.