CHI NON E’ CONTRO DI NOI E’ PER NOI…
SE LA TUA MANO TI E’ MOTIVO DI SCANDALO, TAGLIALA.     

Mc 9, 38-43.45

Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.

Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi assicuro, non perderà la sua ricompensa.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due, mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».        

Gesù aveva dato ai suoi discepoli la capacità di liberare dai demòni, cioè di liberare da quelle ideologie che impediscono di accogliere il messaggio della Buona Notizia. Ebbene, non solo essi non ne sono capaci, ma tentano, con arroganza, di fermare quelli che lo fanno. Infatti, scrive l’evangelista presentandoci Giovanni – Giovanni, insieme al fratello Giacomo, è stato soprannominato da Gesù “figlio del tuono”, in aramaico “Boanerghes” (3,17), che dà l’idea del tuono, per il loro fanatismo, per le loro intemperanze, per la loro violenza – che si rivolge a Gesù dicendo:

“Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome”. “Nel nome di Gesù, identificandosi con Gesù.”, e sentiamo la motivazione, “perché non ci seguiva”:non era dei nostri. Loro pretendono che tutti i seguaci di Gesù facciano parte del gruppo dei discepoli.

Ebbene, Gesù amplia l’orizzonte della sua comunità e dice “Non glielo impedite” – ed è imperativo – perché non c’è nessuno che agisca con forza” – è questo il significato del termine adoperato – “nel mio nome” , cioè identificandosi con me, “e subito possa parlar male di me”.

Chi non è contro di noi è per noi”. Quindi Gesù ammette che ci possano essere suoi discepoli anche se non appartengono al gruppo che pretende di avere il monopolio del suo insegnamento. E poi Gesù invita anche i discepoli a identificarsi con lui: infatti dice: “chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua, nel mio nome” – quindi invita anche loro ad identificarsi con lui, perché loro non lo sono ancora – “non perderà la sua ricompensa”.

La presenza di Gesù e del Padre è la ricompensa di chi lo accoglie.

Ma poi, subito dopo Gesù di fronte a questo attacco di Giovanni con il quale il discepolo aveva addirittura interrotto il suo importante discorso sul servizio, ecco che Gesù li ammonisce. “Chi scandalizza”, cioè chi è di inciampo “uno solo di questi  piccoli”. Chi sono questi piccoli? Il testo greco ha il termine Micron che non indica i bambini; indica le nullità, le persone emarginate, gli insignificanti della società. “Che credono in me”, quindi non sono bambini; sono persone adulte che hanno dato adesione a Gesù, ma sono persone senza importanza.

Ebbene, le parole di Gesù sono terribili, sono tremende: se uno di voi mi fa inciampare una di queste persone che credono in me, queste persone che hanno sentito parlare di questo messaggio di amore e invece vedono che tra di voi c’è rivalità, queste persone che hanno sentito parlare di un messaggio di fratellanza e invece vedono che tra voi ci sono divisioni “è meglio per lui che gli venga messa al collo una macina”, e poteva bastare, invece Gesù precisa “da mulino”.

C’erano due tipi di macina, una domestica, quella girata dalla donna, e quella da mulino, che serviva per il frantoio ed era pesante spostata da asini  , “e sia gettato nel mare”. Perché Gesù dà queste indicazioni? Gesù dice che questo individuo deve scomparire definitivamente e, per assicurarsi che scompaia definitivamente, deve essere gettato nel mare, ma con una macina enorme – da mulino – fissata al collo. Perché? Gli ebrei avevano il terrore di morire affogati; credevano che se si moriva affogati non c’era speranza di risurrezione. Allora Gesù dice che non basta gettarlo nel mare questo qui, perché poi il corpo può tornare a galla, allora bisogna evitare che il corpo torni a galla per poi essere seppellito. Quindi le parole di Gesù sono davvero tremende.

E poi Gesù dà una serie di avvisi alla sua comunità e dice: “Se la tua mano”, poi parlerà del piede e dell’occhio; la mano indica l’attività, il piede la condotta, l’occhio il criterio con il quale si osservano le cose della vita, “ti è motivo di scandalo”, cioè è motivo di inciampo per te, se fai un’attività che ti fa inciampare, Gesù è radicale “tagliala! E’ meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con due mani andare nella Geènna”.

Cos’è questa Geènna? “Gêhinnôm” significa Valle di Hinnom nome del proprietario ; era ed è un burrone, a sud del tempio di Gerusalemme, che al tempo di Gesù veniva usato come discarica dei rifiuti. Questi rifiuti venivano continuamente ammucchiati e poi bruciati per eliminarli completamente. Quindi Gesù dice: “è meglio che, anche se doloroso, ti togli qualcosa che ti impedisce la pienezza di vita, piuttosto che finire nell’immondezzaio di Gerusalemme”.

 “E’ meglio per te tutto questo, anziché essere gettato nella Geènna”, e Gesù qui cita il finale del libro di Isaia (66,24):“dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue”. Gesù non sta parlando di un castigo dopo la morte, tutt’altro. La finale del libro di Isaia illustra la pena per gli israeliti che erano stati infedeli. La maniera per eliminare i cadaveri era duplice: da una parte c’era la putrefazione, e dall’altra la cremazione. Ebbene qui il profeta le mette insieme, “ il loro verme non muore”, quindi la putrefazione è completa, e “il fuoco non si estingue”, quindi la cremazione è completa. Significa la distruzione totale. O si entra nella pienezza della vita, si vive fino in fondo la propria vita con dei valori umani seri e profondi   o, quando arriva la morte fisica, questa trova un corpo svuotato di vita ed è quella che nell’Apocalisse (2,11; 20,6.14; 21,8) si chiama “la morte seconda”, la fine totale scelta da lui, direttamente  dall’individuo..