Giovanni 12,22-33

“SE IL CHICCO DI  GRANO CADUTO IN TERRA NUOVA PRODUCE MOLTO FRUTTO …”

Giovanni racconta l’unico contatto di Gesù con gli stranieri sono greci saliti a Gerusalemme per andare al tempio per la festa di Pasqua, ma incontrano Gesù di Nazareth.

E’ la risposta alla paura scatenatasi tra i farisei che si accorgono di non aver concluso nulla e dicono: “Vedete che non concludete nulla? E il mondo gli è andato dietro”.

Greci è un termine che viene usato solitamente per indicare gli stranieri pagani.

Questi si avvicinano a Filippo “che era di Betsaida di Galilea”: vanno a Gesù tramite un discepolo che ha nome greco, quindi viene da una località di confine, e gli dicono “Signore, vogliamo vedere Gesù!”, conoscerlo e poi aderire. Filippo, che pure era di un luogo di confine, non va da Gesù, ma passa per Andrea (altro discepolo di nome greco). Questo spiega le difficoltà di aprirsi alle proposte più ampie, universali, di Gesù. Insieme “Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù”. E Gesù risponde in modo strano “E’ venuta l’ora che il figlio dell’uomo sia glorificato”.

Gesù sta parlando della sua morte in croce che manifesterà la sua condizione divina e  a quando sarà morto il suo amore sarà compreso da tutti. Gesù parla della sua morte (ed anche della nostra) e fa conoscere una verità :

“Se il chicco di frumento non muore rimane da solo, se invece muore produce molto frutto”. La morte è vista in modo positivo, non diminuisce l’individuo, ma lo potenzia e pare dire che la morte non chiude l’esperienza di una persona, ma la dilata. Vi sono potenzialità che soltanto nel momento della morte si possono liberare, fiorire.

Per loro e per noi difficile da credere e accettare.

Morte non è più fine di tutto. Poi aggiunge “Chi ama la propria vita la perde” (più che amare ha il senso di preferire: chi pensa solo alla propria vita si perde).

La persona si realizza nella misura in cui è capace di donarsi.

Dare non è perdere, ma guadagnare e la vita si possiede nella misura che si dà. Chi pensa solo per sé finisce con il perdersi; Chi non pensa solo a sé si realizza per sempre. E vita eterna, vita nel  senso di qualità anche al presente, non solo in un futuro paradiso dopo la vita terrena.

Continua Gesù di Nazareth: “Se uno mi vuole servire mi segua e dove sono io sarà anche il mio servitore”. Servire ha senso di fare un libera scelta di collaborare. Seguire Gesù di Nazareth richiede di essere capaci di affrontare la sofferenza inevitabile che certe scelte comportano .Ma non dice mai di cercare la sofferenza!

Gesù conclude “Se uno serve me, il Padre mio lo onorerà”.E la via della fatica, che per lui è passata tramite la croce, è sbocciata nella Risurrezione.

Se ti doni, sembra dire, anche le fatiche della vita hanno un senso e ti danno un presente di qualità.