Matteo 25,31-46

VIGILATE!  IL DIO DI GESU’CI CHIEDERA’ SE ABBIAMO AMATO COME LUI
NON SE ABBIAMO CREDUTO IN LUI.E’ L’AMORE CHE SALVA

 

Nel capitolo 25 di Matteo ci viene offerto l’ultimo insegnamento di Gesù che cura in modo particolare. In questo insegnamento dichiara: l’accoglienza o meno della vita definitiva da parte di Dio dipende dall’atteggiamento che si è tenuto non nei suoi confronti, ma verso l’uomo. Dio che si fa uomo chiede conto agli uomini del loro comportamento verso i propri simili.

E dice “Quando il figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, davanti a lui verranno radunati tutti i popoli …” (usa la parola greca etné che significa popoli pagani), quindi è il giudizio su chi non è credente in Yahvè, che secondo gli ebrei, non ha conosciuto il vero Dio. Oggi diremmo i non credenti, i critici sulla fede, quelli che dicono di non aver fede. Gli ebrei dicevano: chi non osserva la legge (thorà) non entrerà nella vita eterna .Gesù invece  dice alle nazioni pagane, che non hanno riconosciuto il vero Dio, quale è il loro destino. In Matteo si legge “Separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dai capri” (come il pescatore che tira la rete e distingue i pesci buoni dai marci, come il contadino sceglie i frutti buoni dai cattivi) con quel criterio?

Distingue le persone attraverso la pratica dell’amore. A quelle capaci di realizzare il progetto di Dio sull’umanità, che hanno risposto agli elementari bisogni delle persone, che sono andate incontro alle sofferenze degli altri, che sono state sensibili alle loro necessità, dirà “benedetti da mio Padre” e riceveranno in eredità il Regno preparato fin dalla fondazione del mondo.

Nulla di straordinario è richiesto: aver risposto in modo positivo alle necessità degli altri. Ed elenca sei azioni: mi avete dato da mangiare, visitato in carcere, ecc. E nessuna riguarda il comportamento verso Dio.

La prima conclusione: quello che per Gesù di Nazareth consente di avere la vita eterna è il comportamento umano verso gli uomini e le donne.

Ed i giusti si meravigliano, non sanno: “Quando mai ti abbiamo visto affamato, assetato …?” Risponde “Tutto quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” cioè alle persone invisibili della società, agli esclusi.

Quindi non vuol dire vedere nell’altro Gesù, bensì guardare l’altro come Gesù, non amare l’altro “per” Gesù, ma “come” Gesù, e semmai “con” Gesù.

Poi a quelli che stanno alla sua sinistra (non parla di posizione politica) “Via lontano da me maledetti ….” Non maledetti da Dio, ma maledetti da se stessi perché si sono chiusi alle relazioni, alla vita,alla condivisione . Usa lo stesso termine che utilizza per Caino, l’omicida di Abele. Andate “nel fuoco eterno” (non all’inferno), ma in quel fuoco che elimina tutto e che rappresentavano nella valle della Geenna (immondezzaio della città, permanentemente acceso). Hanno rifiutato di comunicare vita, si sono esclusi dalla vita, hanno comunicato morte, hanno scelto quella strada chiusa.

Ed anche loro si stupiranno: quando ti abbiamo visto affamato e non ti abbiamo servito. Vengono riassunte le situazioni di bisogno verso cui sono stati indifferenti.

E’ interessante questo verbo “servire”, non hanno nulla a che fare con Dio che non chiede di essere servito, ma si mette a servire. Credono di averlo servito con le pratiche religiose, ma lui viene per servire chi ha bisogno! E con loro non ha nulla a che fare, non li conosce perché non hanno fatto nulla a questi piccoli, insignificanti per la società. La vostra vita è “punita”, letteralmente “mutilata”, non è giunta a maturazione, hanno pensato solo a se stessi, non l’hanno nutrita con i rapporti umani.

Poi volge lo sguardo positivo ai “giusti”, diremmo a coloro che hanno avuto una vita aperta e disponibile, non hanno fatto cose straordinarie, ma solo umane.

Concluderei dicendo: quando ci si chiude agli altri, ci si chiude a Dio.