Giovanni 3,16-20

DIO HA MANDATO SUO FIGLIO PERCHE’ IL MONDO SIA SALVATO

Continua il dialogo di Gesù di Nazareth con il fariseo Nicodemo, un capo dei Giudei  a cui spiega: Dio non è il giudice  ma è colui che comunica vita, offre a tutte le persone la pienezza di vita che si fa concreta nel figlio Gesù. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio  unico perché chiunque creda in lui abbia la vita”.

La proposta di Gesù non è , come pensavano i farisei ed i capi religiosi, riformare le istituzioni religiose ebraiche, cioè restaurare il Regno di Israele.

Gesù prende le distanze da questa impostazione, non è venuto a riformare, ma ad eliminare le istituzioni sacre. D’ora  in poi l’unico tempio sacro è l’uomo/la donna, la persona. Credere nel Figlio significa accogliere questo modello di umanità, in cui lui comunica la vita divina e incarna la condizione umana.

Non è, quindi, un “Dio che giudica”, ma un Dio-uomo che condivide per una crescita piena, una maturazione dell’uomo che si libera e non si fa condizionare da nessuno.

Continua Gesù: vuole che non vada perduto nessuno, ma che tutti abbiano la vita eterna. E non è una promessa per il futuro, ma una proposta possibile fin dal presente, cioè una vita di tale qualità che è indistruttibile, eterna, che la morte non può fermare. “Dio infatti non ha mandato il figlio a giudicare, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”

Niente separazione buoni – cattivi, puri – impuri, ma offre la proposta di valori nuovi per costruire un’alternativa di società.

Chi crede in lui non va incontro a nessun giudizio, ma chi scarta i valori di questa proposta (non chi è dentro o fuori dalla chiesa cattolica!), chi non accoglie i valori della persona, della solidarietà, della condivisione, della giustizia sociale ma crede nel potere, nel denaro, nella prepotenza, si condanna all’infelicità.

E’ lui stesso che si autoesclude da un progetto di umanità diverso.

Perché? Lo dice Giovanni nei due versi che seguono “La luce è venuta nel mondo … ma hanno preferito le tenebre”.

Quindi non c’è giudizio di Dio, ma a fronte di una proposta positiva di vita nuova , la persona sceglie di rifiutarla o di restare  e condividere quei “valori” che portano alla morte,al non senso di una vita che non condivide ma guarda all’altro con supponenza.

TRINITA’, la festa di oggi:una riflessione teologica che meriterebbe una riflessione profonda.

Ci dice: DIO è relazione ,non qualcosa di separato chiuso nell’alto dei cieli. Le relazioni umane positive interpretano nel modo migliore il senso del Dio-trinità.