Matteo 21, 1-11
BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE
(omelia sul testo di introduzione)
E’ conosciuta come domenica delle Palme, ma potremmo definirla anche come la domenica della grande illusione.
La liturgia ci presenta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme che noi commentiamo con Matteo. Ricordiamoci sempre che il vangelo è un messaggio, una riflessione della comunità, non un libro di cronaca, anche quando è molto dettagliato come questo.
Gesù manda due discepoli nel villaggio (= luogo della tradizione) di fronte e dice “Troverete un’asina legata e con essa un puledro, slegateli”. Con questo si riferisce ad una profezia di Giacobbe che nomina Giuda come loro capo (Genesi 49,8-11) che oggi si identifica in Gesù di Nazareth.
Gerusalemme non avrebbe nulla da esultare perché Gesù non è venuto ad “osservare” la legge del tempio, ma a proporre una nuova relazione con Dio, basata sull’amore misericordioso; non sarà il “Messia vittorioso” e potente, ma il servo degli uomini.
Questo messaggio di pace e non di conquista è espresso dalla frase “mite, seduto su un asino e un puledro figlio di asina da soma”. Si evidenzia che non è un cavallo, né un mulo per la guerra, ma un normale mezzo di trasporto per la gente.
I discepoli fanno quanto richiesto: gli conducono l’asina e lo fanno sedere sopra, mettendo un mantello per indicare che è ben accolto.
La gente, invece, non coglie l’atteggiamento mite e lo tratta come messia potente: stende per terra il mantello su cui passava il re cavalcando (segno di sottomissione e di dominio). La folla non intende un messia di pace!
Perciò stacca, “taglia” i rami degli alberi (come si faceva nella festa delle capanne per indicare il messia liberatore). Gesù è come ostaggio di questo, sta in mezzo a questi segni equivoci di esaltazione, di onore.
E’ il momento del grande inganno, della grande illusione popolare: hanno confuso Gesù di Nazaret con il messia di Davide, figlio di quella cultura, che si esprime con potere e forza ed avrebbe inaugurato il “Regno di Israele”.
Gesù invece è figlio di Dio, del Padre, che non viene a schiacciare nulla e nessuno, ma a proporre una vita nuova, dove lo Spirito, l’amore del Padre si spande su tutti.
Allora il grido “Osanna al figlio di Davide” diventerà presto nelle loro parole “Crocifiggilo”.
La gente non accoglie un messia di pace, non sa che farsene.
E Matteo indica che l’eccitazione della città, il turbamento non corrisponde al suo messaggio, ma la gente si chiede: chi è costui?
Gesù è il profeta che viene da Nazareth di Galilea e che butta per aria tutto il castello di potere costruito con il Tempio di Gerusalemme dove dominava l’interesse, il denaro ,la lettura radicale della religione .
Ora Gesù di Nazaret, il profeta propone di rivolgersi a Dio Padre “in Spirito e verità”, da uomini e donne liberi.