Luca 11,1-13
IL PADRE NOSTRO DI LUCA: “CHIEDETE E VI SARA’ DATO”
Il Padre Nostro ci è giunto in tre versioni: Luca (cap. 11), Matteo (cap. 5) e la “Didachè”, il primo catechismo della chiesa (inizio 2° secolo).
Ci fermiamo su Luca 11,1-13 che è probabilmente la versione più antica e più breve. Di solito chi segue nel tempo aggiunge spiegazioni e parole. Forse è la preghiera originale di Gesù.
Contesto: Gesù si ferma a pregare fuori dai luoghi “sacri” (tempio, sinagoga). Lì, nei luoghi sacri, va ad insegnare per aiutare le persone ad uscire dagli schemi che la religiosità mosaica aveva loro imposto, facendole passare dall’obbedienza alle regole all’accoglienza del suo amore, proponendo una fede che solleva le coscienze dalla paura. I discepoli gli chiedono :
“Insegnaci a pregare come anche Giovanni Battista ha insegnato ai suoi discepoli”. Non vogliono sapere come prega lui, né pregare con lui, ma vogliono una preghiera che, come quella insegnata dal Battista, li distingua dagli altri, li renda riconoscibili come suoi discepoli.
Gesù, però, con questa preghiera (Padre Nostro) indica uno stile di vita: dobbiamo rivolgerci a Dio non con tutti i titoli (in maniera “religiosa”) come Altissimo, Onnipotente, ecc. o a scadenza oraria e giornaliera (3 volte al giorno), ma rivolgerci a Dio riconoscendolo e chiamandolo Padre. Dio vuole dei “figli”.
Padre infatti , nella cultura dell’epoca, è “colui che trasmette la vita ai figli” (la vita viene dal maschio), quindi riconosci Dio come fonte della vita chiamandolo Padre!
La prima richiesta “Sia santificato il tuo nome”. Santificare significa consacrare, riconoscere: sia riconosciuto come Padre origine della vita, che non guarda i meriti delle persone, ma i bisogni.
“Venga il tuo regno”, si estenda questo tuo Regno che non è un luogo geografico, fisico, ma l’adesione delle persone ad un progetto di vita, accogliendo la sua capacità di amare, il suo “spirito”.Tutte e tre le versioni hanno in comune una parola greca “Dacci oggi il nostro pane” ‘supersostanziale’, che va oltre la sostanza, ma che san Girolamo traduce nella bibbia dei 70 con “quotidiano” (ed anche oggi la bibbia interconfessionale), che vede la figura di Gesù, pane e parola, nell’eucarestia.
Poi vi è l’invito a cancellare “i debiti dei debitori”:si tratta di debiti materiali. La comunità era composta da debitori e creditori,benestanti e indebitati, ma tutti sono fratelli, quindi all’interno della comunità non possono esistere debitori e creditori, ma solo fratelli.
E l’ultima richiesta “Non abbandonarci nella tentazione” (letteralmente nella prova): la prova in cui è caduta la prima comunità che non gli è stata vicina, non ha pregato con lui, ha fallito e lo ha lasciato solo abbandonandolo.
Ora la comunità chiede di non essere lasciata sola nel momento della persecuzione,della prova.
Poi l’insegnamento “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”: tre insegnamenti simili che invitano ad avere piena fiducia nel Signore.
Chiedete lo Spirito, il suo modo di amare, che il Padre dà per realizzare insieme lo stesso progetto di Dio.
Tutte le richieste sono esaudite perché è un Padre buono nei confronti dei figli, che precede le loro richieste.
AGGIUNGO UNA PROPOSTA DI TRADUZIONE DEL PADRE NOSTRO CHE Può FARCI CAPIRE DI PIU’ IL SENSO
PADRE NOSTRO
PADRE DEL CIELO,
COME IN CIELO COSÌ IN TERRA (OVUNQUE E DA TUTTI)
VENGA RICONOSCIUTA LA TUA AZIONE DI AMORE VERSO GLI UOMINI,
SIA RICONOSCIUTO IL TUO SERVIZIO DI PADRE VERSO I TUOI FIGLI,
SI REALIZZI LA TUA VOLONTÀ:
CHE L’AMORE CHE TU HAI PER NOI,
FACENDOCI DIVENTARE FIGLI ADOTTIVI, LO USIAMO TRA NOI OGNI GIORNO.
DACCI IL PANE DELLA VITA (DEL REGNO),
IL PANE DEL DOMANI (O LA PRESENZA DI GESÙ NELLA COMUNITÀ).
CONDONA (ANNULLA) IL NOSTRO DEBITO (L’AMORE VICENDEVOLE)
QUESTO DIVENTI LO STILE DELLA COMUNITÀ OGNI GIORNO.
NON METTERCI ALLA PROVA (FA CHE NON SIAMO INTRAPPOLATI DALLE PERSECUZIONI).
LIBERACI DAL MALIGNO.