GIOVANNI BATTISTA, IL SOSPETTATO: VOCE CHE GRIDA NEL DESERTO
GIOVANNI 1,6-28.
Dopo il “Prologo” (introduzione), Giovanni inizia il suo vangelo.
Descrive la situazione. I capi religiosi sono insediati nei palazzi del potere, distanti dalla gente, insensibili alle loro sofferenza provocata anche da loro imponendo carichi sempre più pesanti. L’unico interesse dimostrato dai capi religiosi è dominare in nome di una divinità le cui regole sono decise da loro e sono guidate da avidità e crudeltà.
I “Giudei” (con cui Giovanni indica i capi religiosi) sono però pronti a cogliere l’umore della gente, innervositi dalla novità di Giovanni, improvvisato battezzatore, e lo vanno ad interrogare.
Sono i sacerdoti del tempio ed i leviti (una specie di corpo di polizia e sicurezza del tempio che agivano in accordo con il sinedrio, assemblea degli anziani).
Gli chiedono “Tu chi sei?” risponde “Io non sono il messia” (1,20), ma sono chiamato ad essere testimone della luce, “perché tutti credessero per mezzo di lui” (Giovanni 1,7). Il suo compito: risvegliare negli uomini il desiderio, la speranza preparandoli ad accogliere il Messia.
Giovanni Battista è convinto che una parte sarebbe sempre rimasta fedele: il “resto di Israele che confiderà nel nome di Jahvè”, come diceva Sofonia 3,12-13. Sarà un resto che accoglierà il Messia ed estenderà su tutti la sua azione, come “luce del mondo” (8,12).
Questo allarma i capi religiosi (“sinedrio”, assemblea degli anziani). Temono l’arrivo del messia “luce vera che illumina ogni uomo” (1,9) che “aprirà gli occhi ai ciechi” (Isaia 42,7) e libererà gli oppressi.
Giovanni Battista anticipa lo scontro che ci sarà con Gesù, entrambi non hanno vita facile con le autorità religiose.
Spiazzati dalla risposta di Giovanni Battista “non sono il messia” tirano il fiato, ma gli chiedono chi è mai?. Non sei, per caso, il terribile profeta Elia (che uccideva i sacerdoti di altra religione considerati nemici di Dio), che, secondo il Siracide 48,10, sarebbe dovuto tornare e fare una sorta di pulizia “etnica”?. “Sei allora il profeta?”, risponde: no (1,21). “Chi sei? Affinché diamo una risposta a chi ci ha inviati. Che dici di te stesso?” (1,22).
E Giovanni Battista risponde “Io? Una voce che grida dal deserto: raddrizzate la via del Signore.” (1,23)
Isaia dice di “preparare” il Messia ,di raddrizzare, togliere ostacoli sul cammino ,che impediscono di liberare il popolo.
I capi non lo ascolteranno, ma Giovanni Battista verrà incarcerato.
Sono ancora insoddisfatti i farisei, custodi gelosi della tradizione religiosa, laici pii che praticavano le leggi rigorosamente e venivano considerati vicini al Signore. Sono i farisei, per primi, ad inquisire anche Giovanni ,così come compaiono nella cattura di Gesù (18,3).
I farisei lo accusano: sono disorientati perché esercita un’attività religiosa senza alcun mandato “Perché battezzi se non sei né il messia, né Elia, né il profeta?” (1,23). E Giovanni “Io battezzo in acqua …” e come dire continuerò a farlo, ma verrà un altro che sarà “colui che battezza in Spirito Santo” (1,33).
Il battesimo (immersione ed emersione dall’acqua) era conosciuto dal mondo giudaico come segno di cambiamento di vita, ma aggiunge Giovanni :
“In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete” (1,26). E presenta l’istituzione religiosa che si crede rappresentante di Dio, ma, in realtà è un muro, un ostacolo alla vera liberazione del popolo che continua ad opprimere.
Giovanni Battista è la novità, il primo passo verso la liberazione del popolo : con un nuovo “esodo” Giovanni lascerà la religiosità tradizionale, scegliendo la strada della coerenza, del rinnovamento.
Giovanni Battista è questa figura unica che prepara il rinnovamento profondo che avverrà in modo definitivo nell’incontro con Gesù di Nazareth.
Ha ancora la visione di un Dio che si vendica dei malvagi, che non è aperto a tutti con la sua misericordia
Con Gesù di Nazaret avverrà il cambiamento radicale: sarà un Dio solo amore e misericordia, niente vendetta e castigo.
Fredo Olivero,san Rocco torino,2016/2