L’INUTILE PIETRA SIGILLATA DEL SEPOLCRO (MATTEO 28)

 Ancora una riflessione attorno ai temi della Pasqua di Risurrezione.

Finalmente Gesù è morto: i capi religiosi possono dormire sonni  tranquilli! Un macigno lo rinchiude nel sepolcro, ma loro sono ossessionati, fanno mettere dei sigilli: vogliono avere tutte le sicurezze.

La sepoltura di Gesù non è stata gradita alle autorità religiose ed ha scombinato i loro piani.

I “maledetti” (quelli crocifissi) venivano lasciati appesi per giorni finché cani ed avvoltoi non avessero fatto sfracello dei loro corpi. Poi venivano interrati in una fossa comune solo quando i pali servivano per nuove esecuzioni.

Rimanevano a fare la guardia ai morti in croce i soldati per impedire che venisse data loro sepoltura e, senza sepoltura, pensavano fosse impossibile la risurrezione. L’ultima umiliazione.

Era l’ultimo spregio dei condannati, dei” criminali” secondo  il potere.

Ma  per Gesù di Nazaret  erano preoccupati, sommi sacerdoti e farisei, per la profezia in cui il Nazareno aveva detto loro: “Il figlio dell’uomo rimarrà nel cuore della terra 3 giorni e 3 notti” (Matteo 12,40) poi risorgerà.

Per i capi religiosi era un impostore e l’affermazione che l’uomo ha una vita capace di superare la morte è una menzogna. Forti della loro autorità impongono la veglia al sepolcro per 3 giorni e tre notti per impedire che i discepoli vengano a rubarlo. Non basta la grande pietra, vogliono le guardie e sigillano la pietra che chiude la tomba. Tutto questo si rivela inutile poiché al ” 3^ giorno “il sepolcro è vuoto.

La sconvolgente rivelazione dell’angelo alle donne :“So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui perché è stato risuscitato ….. venite a vedere il luogo dove era deposto.” (Matteo 28,6).

L’angelo si manifesta anche alle sentinelle del sepolcro: “Per lo spavento furono scosse rimasero come morte” (Matteo 28,4).

La strabiliante notizia viene riportata dai soldati ai sommi sacerdoti. Preoccupati, cercano di occultare il fatto: corrompono le guardie perché dichiarino che dormivano. Che testimoni :dormienti!

Le guardie comprate ci sono  solo in Matteo ma evidenzia il potere dei sommi sacerdoti sull’opinione popolare e sul governatore romano. Con il denaro (dato a Giuda) si sono impadroniti di Gesù per ucciderlo, ora, con il denaro, tentano di impedire l’annuncio della risurrezione.

Sono le donne le prime testimoni: per paura “abbandonarono in fretta il sepolcro e con paura e gioia corsero a dare l’annuncio ai discepoli” (Matteo 28,8). E’ il risorto che le incarica.

La fede delle donne si fonda sull’incontro con Gesù vivo. Invitano i discepoli ad andare in Galilea perché lì lo vedranno anche loro (Matteo 28,10).

Nel vangelo di Matteo Gesù risuscitato non appare mai a Gerusalemme: anche i discepoli lo incontreranno dopo averlo abbandonato.

Salgono in Galilea, “sul monte che Gesù aveva loro fissato” (Matteo 28,16).

In realtà Gesù non dice alcun nome di monte, non è, infatti, una realtà topografica, ma teologica. “Il monte” indica quello conosciuto su cui aveva proclamato le Beatitudini (Matteo 5,1) e vuole mettere in collegamento la pratica delle Beatitudini con l’esperienza della risurrezione. E’, infatti, questa scelta che permette che il “regno” (la condivisione fraterna) diventi realtà.

L’esperienza di vedere Gesù di Nazareth risuscitato non è di poche decine di persone, ma una possibilità per i discepoli di ogni tempo perché “vederlo” dipende dalla fede. Nessuno è stato testimone della risurrezione, nessuno l’ha” visto “ma tutti possiamo diventare testimoni del RISORTO.

Però Matteo aggiunge: dopo averlo riconosciuto ed  essersi prostrati, “dubitano” (28,17). Di che cosa? Di avere fede sufficiente per affrontare “l’infamia della croce” da condividere con lui. Non sanno se ne saranno capaci.

Il cammino dei discepoli (di ogni tempo) è lento, faticoso, ma Dio – dice S. Paolo – ha scelto “ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1^ Corinti 1,27).

E sono “uomini di poca fede” coloro ai quali affida il compito di essere testimoni.

Poi chiude il vangelo riprendendo il capitolo 1,23: Gesù è “Dio con noi” e dove “due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Matteo 18,20).

 

Con Gesù , Dio non è più da cercare nell’alto dei cieli, ma da accogliere, per continuare insieme a comunicare vita ed amore a tutti.

La morte è ,secondo il vangelo, una nuova nascita restando sempre nella vita.

Fredo Olivero,Torino san Rocco2015.5

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