Giovanni 2,13-22
“IL FLAGELLO DI CORDE DEL MESSIA”:IL SECONDO ESODO
La prima opera di Mosè fu la costruzione del tempio (Esodo 25,8), in Giovanni la prima opera che Gesù fa è l’eliminazione del tempio (il vangelo di oggi).
La relazione che Gesù propone è quella di un figlio con suo padre: non ha bisogno di un luogo particolare per incontrarlo, si può rivolgere a lui come e quando vuole. Gesù, quindi, inizia il suo esodo liberando il popolo dal tempio, dalla legge e dal culto.
Il gruppo dei discepoli lascia la Galilea e si dirige al cuore dell’istituzione religiosa, Gerusalemme ed il tempio, per la Pasqua dei Giudei. La Pasqua è in mano al clero (alto clero), ma non è più una festa di liberazione per i “Giudei”: i capi religiosi, per mantenere il loro potere, tenteranno in ogni modo di impedire “l’esodo di Gesù” (la liberazione del popolo dalle croste della religiosità). In tale occasione, Gerusalemme accoglieva oltre 100.000 pellegrini per sacrificare l’agnello pasquale nel tempio (Esodo 23,14-17). Gli agnelli dovevano essere “senza difetti”, si acquistavano sul mercato alle pendici del Monte degli Ulivi di proprietà della famiglia del sommo sacerdote, che deteneva anche l’appalto delle macellerie di Gerusalemme. Quindi il vero agnello sacrificato era il povero pellegrino!
Pasqua era l’occasione di arricchimento e sfruttamento del popolo da parte del potere religioso che riteneva questo potere proveniente da Jahvè.
I profeti avevano chiesto più volte, a nome di Dio, di smettere di presentare offerte inutili “Che m’importa dei vostri numerosi sacrifici, io sono sazio di olocausti!” (Isaia 1,11-13, Amos 5,21-23).
Gesù entra in questo ambiente, non trova gente in preghiera, ma commercio ed interessi, venditori di buoi, pecore, colombe, cambiavalute installati (Giovanni 2,14).
La sua reazione è violenta: “Fatto un flagello di cordicelle scacciò tutti dal tempio, … rovesciò i tavoli, sparse le monete” (Giovanni 2,15). E fustiga con questa corda fatta a flagello quelli che sono l’anima del tempio: commercianti, cambiavalute, religiosi.
Il flagello anticipa la sua tortura prima della croce e con questa scaccia dal tempio coloro che l’han fatto diventare “una spelonca di ladri”.
L’obiettivo non è purificarlo, ma eliminare quel culto e fare a meno dello stesso tempio, perché Dio non chiede sacrifici, ma l’accoglienza del suo amore.
Il tempio è lui stesso, è lui che dà vita ed amore. E rimprovera solo in Giovanni i “venditori di colombe”, sacrificio dei poveri e figura dell’amore di Dio (suo Spirito). Dio era diventato, da liberatore del popolo, un Dio esigente e sfruttatore.
A lui i responsabili del tempio dicono “Che segno ci mostri per queste cose che fai?” (Giovanni 2,18). E lui restituirà a pienezza di vita un uomo cieco , reso emarginato, morto ,dalle guide del tempio.
Ma ridare vita agli oppressi significa toccare e nuocere agli interessi degli oppressori, in questo caso alle autorità religiose. Allora i farisei ed i capi dei sacerdoti convocano il senato del tempio e decidono “Che cosa facciamo, se lo lasciamo tutti crederanno in lui” (Giovanni 11,47).
Alla richiesta di un segno, risponde “Distruggete questo tempio ed in tre giorni lo rialzerò” (Giovanni 2,19). Gesù, specifica Giovanni, “parlava del santuario del suo corpo” (Giovanni 2,21). Ogni altro segno è inefficace. Anche voi “non sapete che siete santuario di Dio e che lo Spirito abita in voi?” (1 Corinti 3,17).
I discepoli si chiedono: come adorare Dio senza tempio? Tutti fraintendono le sue parole, valutano il gesto in senso politico-nazionale, animato da uno zelo contro il potere religioso che distrugge gli avversari con la violenza (come Elia).
Questo potrebbe essere appoggiato dal popolo , ma non è così.