Matteo 16, 13-19

 

PIETRO UN “DIAVOLO” IN CARNE ED OSSA

 

Noi ricordiamo come il “satana” (il diavolo) ha tentato Gesù invitandolo ad essere un messia potente, trionfatore, quello atteso dalla tradizione religiosa (come lo descrive Matteo nel capitolo 4). Il satana aveva usato una tattica particolare: diventare suo collaboratore mettendo a disposizione tutti i regni del mondo ed il suo prestigio.

A lui non interessa chi ha il potere, perché dove qualcuno domina, comanda, opprime, lì c’è posto per lui.

L’attività del satana prosegue con i nemici mortali di Cristo (uomini del dominio religioso) ed anche all’interno del gruppo dei discepoli. Nel gruppo vi sono ambiziosi interessati al potere personale, traditori per denaro; Gesù sapeva che alcuni erano “figli del diavolo”, guidati da altri criteri, non animati dallo Spirito, ma dall’ambizione del potere, dalla voglia di denaro e di dominio.

Ma l’unico che Gesù di Nazareth chiama “il satana” è Simon Pietro, futuro capo della chiesa.

Tutti i discepoli sono pieni della dottrina dei farisei.Allora Gesù se li porta fuori dalla realtà giudaica, a Cesarea di Filippo e pone a tutti una domanda:

Chi dicono gli uomini che sia il Figlio di Dio?”

Risposta desolante e confusa: “Giovanni Battista” che la tradizione diceva che sarebbe risorto subito, come i martiri. “Elia”, il profeta rapito dal cielo, che poi sarebbe ritornato. Questo è un profeta deciso, sulla loro linea. Infatti, quando incontra i sacerdoti di Baal (cananei, concorrenti) li cattura e fa riconoscere Yahvè, ma intanto fa gettare tutti nel fiume Kison e li sgozza tutti (sono 450!)

Questo è il messia potente atteso dalla gente, per riscattarsi con la violenza.

 

Ma Pietro è anche lui di scandalo, di inciampo. Risponde però per tutti “Tu sei il figlio di Dio, non il figlio di Davide, il vivente” (aggiunge). E Gesù lo proclama beato e, nonostante il tradimento, lo ritiene capace di costruire la comunità dei credenti.

Ma, vista riconosciuta la sua identità, comincia a dire loro le prospettive: niente onori, ma sofferenze e croci. Ma la vita che proviene da Dio è più forte della morte che l’istituzione religiosa, appoggiata da quella civile, gli infligge, ma risorgerà.

L’odio mostrato dall’istituzione religiosa e la sua condizione divina che dichiara: è insopportabile.

 Ma anche Pietro reagisce male, è sconvolto dalla morte del messia. Si oppone al piano di Dio. E Gesù lo tratta come il satana nel deserto ,quello  che lo ha tentato .

 

Nella vita, però, riuscirà a capire che la morte non diminuisce la persona, non la fa scomparire ma la rende più viva.