“DIO PADRE”: E’ UN LINGUAGGIO UMANO E LIMITATO.

La sofferenza  umana in questo contesto.

 PREMESSA

L’unica cosa che il Dio presentato da Gesù di Nazareth vuole veramente è che i suoi figli (noi) siano pienamente felici “in questa vita” e “nell’altra vita”(che è sempre questa prolungata), superato l’ostacolo della morte.

E quando in una società, un gruppo di persone decide di  essere “felice” anche a costo di far soffrire altri esseri umani, di sfruttarli, Dio “Padre” prende parte a favore delle vittime, contro i prepotenti.

Quando parliamo di “giudizio di Dio” non possiamo spiegare i criteri a partire  solo dalla giustizia umana che pure è rispettabilissima: “i giudizi di Dio sono insondabili”, sono dettati dall’amore misericordioso, che non ha limiti.

 

La vita di Gesù di Nazareth ci spinge a leggere la giustizia del Padre in modo diverso.

Gesù non dà un precetto morale, non impone un dovere ,  ma dà la vita (Giovanni 5). Infatti è la sua vita che definisce come deve essere ogni vita vedendo ciò che fa lui.

Poi il destino umano dipende dalle decisioni che ognuno di noi prende nel tempo. (a conferma Giovanni 12,3).

Dio presentato da Gesù non vuole “complicarci la vita”, ma è sceso con noi, si è umanizzato per umanizzare la nostra vita. Nella misura in cui ci facciamo più umani, ci rendiamo più simili a lui che, per alleviare la sofferenza, si è compromesso con coloro che  soffrono, fino ad identificarsi con loro nella malattia e nella morte, sapendo, per fede, che la morte non è la fine di tutto, ma il passaggio alla pienezza di vita.

 

SOFFERENZA UMANA E “DIO PADRE”: UN TENTATIVO DI COMPRENSIONE, NON DI SOLUZIONE.

Noi tocchiamo ogni momento l’esistenza concreta di atti umani che definiamo “male”(sofferenze malattie,ingiustizie subite, dolori..).

Come armonizzare Dio che è  Padre ed il fatto concreto del male, della sofferenza umana?

Proviamo a fare  alcune riflessioni in proposito.

  1. Non abbiamo riconosciuto l’esistenza di Dio, perché abbiamo risolto il problema del male (filosoficamente, teologicamente): la fede in Dio non è irrazionale, ma non si basa solo su argomenti razionali, le “prove” dell’esistenza non bastano. La fede scaturisce in noi non dalle prove, ma da ragioni anche diverse (così come nascono l’affetto, la stima, l’innamoramento).
  1. Dio oltrepassa la nostra capacità di comprensione, non è alla nostra portata, è il trascendente che supera la capacità umana.
  1. Dio Padre lo abbiamo “conosciuto” nell’uomo Gesù di Nazareth; di Dio sappiamo quello che lui ci ha insegnato con la vita e con le parole: passò facendo del bene, risanò i malati, non castigò nessuno, alleviò la sofferenza umana.

       Lo fece a costo di scontri e conflitti e mise in gioco la sua sicurezza e la sua vita.

       Dalla vita di  quest’uomo possiamo imparare come è il Dio in cui crediamo.        

  1. Dio, visto in Gesù di Nazaret, non è causa di sofferenze, ma colui  che è vicino a quanti soffrono, promette felicità e speranza a quanti faticano a vivere. Ma non ha curato tutti gli infermi, né ha fatto ricchi tutti i poveri. Non ci ha detto: Dio è la soluzione di tutti i mali e di tutte le sofferenze, ma mai ha detto che a Dio piace la sofferenza umana o il dolore o la morte (neanche quella di Gesù) per” placare la sua ira” contro i peccatori ,come dice qualche” religioso”.

Dio è come Gesù che condivide dolori, sofferenze, gioie e speranze. Gesù infatti  non fu ucciso per decreto di Dio per essere placato dai mali degli uomini, ma da quanti non sopportavano il suo messaggio (Romani, istituzioni religiose , potere civile ebraico ….).

5.Prendo  un esempio dal Vangelo di Giovanni,cap.9.Di fronte al cieco dalla nascita che chiede la      guarigione a Gesù di Nazaret, i discepoli chiedono:”di chi è la colpa?di lui o dei genitori?”.Qualcuno doveva avere responsabilità!

    Ma Gesù esclude categoricamente qualunque relazione tra peccato e malattia:”Né lui né i suoi genitori…”.

I discepoli erano certi ,come i farisei,perché così dicevano le istituzioni religiose,mantenendo le persone a livello infantile. Gesù no:vuole rendere le persone capaci di ragionare con la propria testa e camminare con le proprie gambe.

Se un cieco torna a vedere,se un malato supera la malattia,dobbiamo esprimere la nostra gioia,non sapere che cosa ne pensano le autorità. 

6.Certo il  Dio presentato da  Gesù di Nazaret  non è un tiranno che castiga, né uno che manda disgrazie o premia con la lotteria o con  il posto importante. Sleghiamo, quindi, Dio dai beni e dai mali che accadono in questo mondo. Riconosciamo con umiltà che siamo incapaci di conoscere Dio oltre  quello che Gesù ha detto ed ha insegnato con la vita e la parola.

7.Possiamo ricorre a Dio nella preghiera, presentare le nostre angosce e preoccupazioni, ma Dio non dice che siano garantite risposte positive, né che dia con certezza ciò che gli chiediamo.

I vangeli dicono “Dio darà cose buone a quelli che gliele chiedono” o darà lo spirito ,il suo amore misericordioso a quelli che lo chiedono.

Nel rivolgerci a Lui rompiamo il cerchio dell’isolamento evitando di restare soli  con noi stessi.

            Fredo Olivero, comunità di san Rocco Torino 2014.1