INTRODUZIONE

NOSTRA SORELLA MARIA

“L’ha detto la Madonna!”.

Capita spesso di udire questa perentoria asserzione a
giustificazione delle più bislacche affermazioni nel campo
religioso. Naturalmente non si tratta di frasi desunte dai vangeli,
ma dai racconti di una delle tante (troppe) apparizioni della
Madonna.
Così si contrabbandano povere idee umane come provenienti dal
cielo. Vacillanti devozioni ricevono la garanzia divina e si finisce, a
poco a poco, per confondere la coraggiosa discepola del Cristo con
la piagnucolosa mamma celeste di molte apparizioni. E il rischio
che si corre quando si parla di Maria è che non si sa più a quale donna ci si riferisce, se a
quella degli evangelisti o a quella dei visionari.
Tentare di unire la Maria dei vangeli e la Madonna dei visionari significa diluire la
straordinaria e unica figura della madre e discepola del Cristo nella paccottiglia delle
credenze più stravaganti.
Sembra quasi che della Madonna si possa dire qualunque cosa purché serva a esaltarla, ma a
forza di dire che “di Maria non si dice mai abbastanza”, manca forse il pudore di tacere.
Ancora oggi si avvertono le conseguenze di una certa predicazione disancorata dalla Scrittura
e di talune pratiche devozionali che hanno distorto la sua figura. Una Madonna che viene
spesso, ancora oggi, da molti, intesa come più buona e comprensiva di Dio e posta come
cuscinetto tra la terribile ira del Padreterno e l’umanità peccatrice.
Chi fu realmente Maria?
Che sappiamo di lei?
Come era la sua vita quotidiana?
Quali furono le difficoltà che, come tutti gli esseri umani, dovette affrontare?
Cercheremo di rispondere a questi interrogativi, esaminando i testi che parlano di Maria e
dell’ambiente nel quale è nata, è cresciuta, e di come ha maturato quella fede straordinaria
che l’ha portata a essere discepola di suo figlio.
Scopriremo che nella Maria dei vangeli non c’è alcuna traccia della dolce mammina celeste
dei visionari, bensì emerge una donna forte, coraggiosa, capace di affrontare tremende
difficoltà pur di essere la fedele seguace del Cristo.
In questa ricerca terremo ben presenti le sagge indicazioni che la Chiesa ha dato per parlare
di Maria, a partire dal Concilio Vaticano II, che “esorta caldamente i teologi e i predicatori
della parola divina ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure dalla
grettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio” (Lumen Gentium,
67), per permettere una vera devozione della Madre di Gesù Cristo, “devozione che non
consiste né in uno sterile e passeggero sentimento, né in una vana credulità, ma procede dalla
fede vera, dalla quale siamo spinti all’imitazione delle sue virtù” (LG, 67).
Silenzio su Maria
La ricerca delle tracce di Maria nel Nuovo Testamento è però deludente. Di lei alcuni autori
parlano pochissimo e altri per niente. Paolo, fondatore di tante comunità cristiane, non fa
alcun accenno alla madre del Cristo se non indiretto (“Nato da donna”, Gal 4,4). Nelle Lettere
di Giovanni, di Giacomo, di Pietro e di Giuda non c’è la minima indicazione riguardo Maria.
Solo nei vangeli (Atti compresi) si parla di lei.
Perché?
Per la Chiesa è stato l’approfondimento della conoscenza di Gesù che poco a poco ha fatto
scoprire la grandezza della madre. Non “Ad Jesum per Maria” ma “Ad Mariam per Jesum”, a
Maria attraverso Gesù.
Più la Chiesa scopriva la grandezza e l’unicità di Gesù, il Figlio di Dio, più andava scoprendo
l’unicità e la grandezza di Maria, madre e discepola del Cristo.
L’approfondimento della Scrittura ci fa riscoprire Maria quale l’avevano intesa i Padri della
Chiesa: sorella nella fede. Una sorella con la quale camminare, abbandonando quelle
immagini “soggette all’usura del tempo, bisognose di un rinnovamento” (Marialis Cultus, 24)
che non rendono giustizia alla sua vera grandezza.
Dall’esame dei testi che la riguardano, scopriremo così che Maria “mai fu la donna
passivamente remissiva di una religiosità alienante” (MC, 37) ma una donna sempre aperta al
nuovo, anche quando questo le costava fatica e dolore.
Maria non è la chioccia sotto le cui ali cercare la protezione (da chi?), ma la donna con la
quale camminare insieme affinché siano “rovesciati i potenti dai troni, innalzati gli umili,
ricolmati di beni gli affamati e rimandati a mani vuote i ricchi” (Lc 1,52-53).
E’ questa la Maria che emerge dalla riflessione sui vangeli.
Una donna che è grande non solo perché è la madre di Gesù, ma perché ne diventa la fedele
discepola, e si pone a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi così per
sempre a favore degli oppressi, dei poveri, dei disprezzati.
La vergine di Nazaret è il sigillo dell’ottimismo di Dio sull’umanità, il segno di quanto il
Creatore stimi l’uomo, di come abbia bisogno di lui per portare a compimento la sua
creazione ed essere padre per tutti gli uomini. La madre di Gesù viene presentata dagli
evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non
metta ostacoli alla potenza del suo amore.

Pubblicato da Don Alberto Maggi