Gv. 10,27-30

ALLE MIE PECORE DO’ LA VITA ANCHE OLTRE LA MORTE E

 NESSUNO LE STRAPPERA’ DALLA MIA MANO

L’ultima volta che Gesù si trova nel tempio di Gerusalemme, i capi religiosi tentano di lapidarlo.

Siamo nella “festa delle Luci” (hanukkah): per 8 giorni si accendevano torce che illuminavano tutta la città per ricordare il tempio riconsacrato da Giuda Maccabeo ( 165 a.c.). Durante questa festa i capi religiosi gli chiedono “Quando ci dirai se sei il Cristo, il Messia?”. Questo non per accoglierlo, ma per eliminarlo.

E Gesù taglia corto: voi non siete parte delle mie pecore!

Torniamo al brano. “Gesù disse: le mie pecore ascoltano la mia voce”. Ma i capi, che non sono del suo gregge, non ne voglio sapere. Aggiunge: voi – capi religiosi – non avete mai ascoltato– accolto la mia voce, i miei consigli.

Gesù parla di un rapporto intimo (mi seguono, accolgono).

Il modo: nell’amore che si fa servizio, e cercano la pienezza di vita, desiderio che ogni persona porta dentro. A quanti lo seguono Gesù dice “Io dò loro la vita eterna”: una qualità di vita indistruttibile, anche dalla morte, che la morte non interrompe, ma le permette di fiorire in forma definitiva. La vita eterna: non è solo il futuro, ma il presente, da sperimentare ora qui.

Continua “E non andranno mai perdute”, nessuno le strapperà a me, perché per loro metto in gioco la mia vita! Gesù è il pastore che per gli altri dà la vita.

Poi aggiunge una precisazione “Il Padre mio che me le ha date è più grande di me e nessuno può strapparle dalla mano di mio Padre”. Le mani di Gesù e quelle di Dio sono identiche, entrambi danno la vita per il proprio gregge; i falsi pastori (mercenari) non se le possono prendere.

Poi Gesù, secondo i capi religiosi, “bestemmia” dicendoIo e mio Padre siamo uno!”: cioè io, come il Padre, siamo “uno” (“uno” era il nome di Dio, Zaccaria 14,9). Infatti dice “Uno sarà il suo nome”. Perché? Perché in lui c’è la stessa azione curativa del Padre con la quale comunica vita al popolo.

 

Nel tempio, invece, secondo i sacerdoti, “bestemmia”, rivendicando la sua condizione divina. E decideranno di ucciderlo “Perché tu che sei uomo ti fai Dio”.

La vita “eterna”, presente e futura, è la volontà di Dio, non per Gesù solo, ma per tutta l’umanità: vuole che ogni uomo/donna diventi suo figlio; e questa è una bestemmia che merita la morte (per i capi religiosi).