Le novita’ introdotte da Gesu’ sul concetto di credente e prossimo
Proviamo a riflettere osservando quali sono le novità, le diversità che Gesù ha proposto, partendo da due concetti essenziali della religione (di tutte): credente e prossimo.
Nella religione ebraica (e, normalmente, in tutte) in particolare quelle del “libro”,
CREDENTE E’ CHI UBBIDISCE al suo Dio, si sottomette a Dio osservando le leggi, i comandamenti.
PROSSIMO è chi è oggetto di amore da parte del credente. Gesù è molto critico sulla interpretazione di questi concetti.
Nell’ebraismo (e in molte religioni) l’uomo credente aveva proiettato in Dio le sue paure, i desideri, le frustrazioni, le aspirazioni, per cui l’uomo debole doveva avere un Dio forte, “onnipotente”: se era ingiusto Dio era giustizia perfetta. Avevano riprodotto nella religione i rapporti esistenti tra gli uomini (sudditi) ed i loro “re” (o capi).
Mosè, il loro capo, aveva impostato l’alleanza con Dio come quella esistente tra gli uomini: servi del loro Signore, cui dovevano obbedienza e rispetto delle regole imposte dai comandamenti di Dio. Il credente ubbidiva a Dio osservando le leggi e questo comportava anche l’offerta di beni per avere i suoi favori.
Prossimo, pur essendovi dibattito su questo, era considerato un membro del clan familiare fino ad un appartenente alla tribù ed, in qualche caso, fino a tutto il popolo di Israele a cui si estendeva l’amore, il rispetto.
Gesù è critico sul rapporto del credente con Dio e sul concetto di prossimo e prende le distanze: sembra ignorare i comandamenti di Mosè, per questo scribi e farisei si rivolgono a lui chiedendogli “quale è il comandamento più importante?”
Tra gli ebrei religiosi era scontato: quello che osservava anche il Signore cioè il riposo del sabato.
Vogliono verificare, visto il suo atteggiamento, se Gesù è d’accordo.
Gesù risponde in modo sconcertante e critico ,cominciando dalla legge di Mosè: non cita nessun comandamento, ma dice “Amerai il Signore con tutto il cuore, amerai il prossimo come te stesso” (Matteo 22,37-40). Questi sono i contenuti del Levitico e del Deuteronomio.
Poi, quando il giovane ricco lo interroga e gli chiede “Quale comandamento devo osservare per avere la vita eterna?”, ne cita 4: tutti comandamenti di solidarietà verso gli altri (non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora padre e madre ( Matteo 19,18) e di amore verso il prossimo. Salta completamente i primi 3 rivolti a Dio e quello del riposo del sabato.
Nasce un conflitto tra Gesù e le persone religiose: propone, infatti, un Dio la cui volontà non si esprime con legge, ma con l’amore. Infatti Gesù dice:”Amerai il signore Dio con tutto il cuore …questo è il primo dei comandamenti;il secondo è simile amerai il prossimo tuo come Dio ti ama . Da questi 2 comandamenti dipende
tutta la legge ed i Profeti”.(Matteo 22,37-40).Prende le distanze dalla legge “divina” di Mosè che divide osservanti e non, puri ed impuri, ed esclude certe categorie considerate “impure”(lebbrosi,malati..).
L’invito di Gesù è centrato sulla somiglianza: non dice “siate santi”, ubbidite a Dio quindi siate obbedienti alle leggi, separati dall’impurità, ma assomigliate al Padre praticando un amore simile al suo.
L’alleanza di Mosè si basa sull’obbedienza, quella proposta da Cristo sulla somiglianza al modo di amare di Dio.
E Luca illustra, con la parabola del “buon samaritano” (10,25-37), questo atteggiamento con tre protagonisti: sacerdote, levita e samaritano. Risponde Gesù al “dottore della legge” “Chi è il prossimo?” Nella spiritualità ebraica era richiesto amore assoluto a Dio, per il prossimo era relativo “come te stesso” lo amerai. E Gesù mostra nella parabola l’effetto negativo di questo.
I fatti sono conosciuti. Un uomo, assalito dai briganti sulla strada che scende da Gerusalemme a Gerico (è pericolosa la strada perché passa in mezzo ai nemici), viene lasciato mezzo morto. Il sacerdote che ha fatto la settimana di servizio al tempio passa, si accorge, ma tira dritto. Perché? Il sangue è impuro, non può avvicinarsi, non potrà più servire al tempio! La legge gli impone purità legale.
Non è senza cuore ma è un “uomo religioso” a cui è imposta la purità legale, che viene prima della solidarietà umana! Così un inserviente del tempio (levita) passa dall’altra parte della strada, per uguale motivo.
Il samaritano, nemico giurato dei Giudei, si avvicina, si ferma, “ha compassione”, se lo porta via, lo lascia in consegna a una locanda sicura perché se ne prendano cura, e si impegna per lui in prima persona. Con compassione fa questo, che è l’atteggiamento di Dio.
Credente, dunque, è chi ubbidisce a Dio oppure chi ama come Dio e in questo amore assomiglia al Padre? Credente è chi pratica, osserva le regole o chi apre la casa al forestiero?
Il dottore della legge aveva richiesto fino a che punto doveva arrivare il suo amore. Gesù ribalta la domanda e dice “Chi di questi tre è stato prossimo di chi si è imbattuto nei banditi?” (10,36).
Risponde il dottore della legge: quello che ha avuto misericordia di lui.
Per Gesù il samaritano ha avuto “compassione” (che è il sentimento di Dio), prossimo è, quindi, colui che ama,che si fa prossimo (e non chi è amato).
I due concetti della fede – credente e prossimo – cambiano. Credente diventa chi ama il Padre e pratica un amore simile al suo che lo spinge a “farsi prossimo” verso chiunque sia in situazione di difficoltà. Credente e prossimo ora si equivalgono.
Ogni volta che ci sarà un conflitto tra osservanza della “Legge divina“ e bene dell’uomo in difficoltà, scegliendo il bene dell’uomo si è sicuri di fare anche il bene di Dio. Far soffrire le persone, lasciarle da parte per onorare Dio è sbagliato, è contro il comandamento dell’amore ( Matteo 22,37-40).
Il Dio di Gesù non ci chiederà quante volte siamo andati in Chiesa a pregare, ma quante volte abbiamo aperto la nostra casa al forestiero, chiunque sia.
Fredo Olivero – comunità di San Rocco Torino – marzo 2013