Lc 13,1-9
SE NON VI CONVERTITE, PERIRETE TUTTI ALLO STESSO MODO
Quello che viene fatto a Gesù è un avviso di chiaro stampo mafioso. Vediamo. Scrive l’evangelista che “In quello stesso tempo …”, cioè qual è questo tempo? Gesù sta liberando la folla dall’influsso dei farisei. Infatti aveva rivolto loro un invito: “E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” cioè avere maturità e capacità di pensiero e autonomia, senza dipendere sempre dal giudizio dei farisei o delle autorità religiose.
Ebbene, in questo preciso momento, si avvicinano alcuni e gli riferiscono “di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei sacrifici”. All’epoca di Gesù, dire ‘Galileo’, non indicava soltanto la provenienza da questa regione, ma significava dire ‘rivoltoso, turbolento’, una persone bellicosaI Galilei erano per lo più gli zeloti, quelli che, attraverso la violenza, si rivoltavano contro il potere romano.
Quindi Gesù nega qualunque legame tra il peccato e la punizione. E poi, ecco l’invito a questi che gli hanno detto “Se non smetti, se non vai via fai una brutta fine”, Gesù risponde dicendo: “Siete voi che, se non cambiate, fate una brutta fine”. Infatti dice “No, io vi dico, ma se non vi convertite …”, il verbo ‘convertire’, adoperato dall’evangelista, indica il cambiamento di orientamento della propria esistenza, cambiare la propria vita, metterla a favore degli altri. “… perirete tutti allo stesso modo.”, quindi, “se non cambiate vita, fate tutti quanti una brutta fine, siete voi a farla”. Se a Gesù hanno parlato di Galilei, ora Gesù si trova a Gerusalemme, e mette il dito nella piaga e parla proprio di Gerusalemme, e si rifà a un fatto di cronaca, la torre di Siloe che è crollata, e che ha ucciso diciotto persone. Dice “Pensate che (quelle diciotto) fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?”
Quindi qui non si tratta più di Galilei, di rivoltosi, colpevoli, ma di Gerusalemme, gli abitanti della città santa. Ebbene, anche qui Gesù esclude il castigo divino e dice «No, io vi dico, ma se non vi convertite”, e per la seconda volta Gesù invita alla conversione, “perirete tutti allo stesso modo”.
Quindi hanno parlato a Gesù dei Galilei, e ora Gesù parla a questi informatori degli abitanti di Gerusalemme. Poi Gesù aggiunge una parabola che è chiaramente un messaggio polemico in contraddizione con l’annunzio che Giovanni Battista ha fatto del messia. Ricordiamo che Giovanni Battista aveva detto che “ogni albero che non porta buon frutto sarà tagliato e buttato nel fuoco”.
Questa era l’immagine del messia. Un messia giustiziere; e c’è una certa relazione, una analogia, tra un Dio che punisce i peccati e il messia che viene a fare piazza pulita dei peccatori. Ebbene Gesù, proprio in relazione a tutto questo, annunzia questa parabola.
“Un tale aveva piantato”, chissà perché la traduzione della Bibbia CEI dice ‘albero di fichi’, ma in realtà dice “un fico nella sua vigna” . La vigna, nel linguaggio biblico, è l’immagine del popolo di Israele, e anche il fico è una figura di Israele – in particolare della sua istituzione – “e venne a cercarvi frutto”.
Luca non ha l’episodio, riportato da Matteo e Marco, dove Gesù va in cerca di un frutto, il fico, e non lo trova, e trova soltanto foglie, ma ha questa parabola che è loro simile. C’è questa vigna dove c’è un fico, ma il fico non dà frutto. “Allora disse al vignaiolo: ‘Ecco, sono tre anni’ ” – il numero tre indica un periodo completo – “’che vengo a cercare frutti su questo fico’”, non ‘su questo albero’ come ha tradotto la CEI. “Su questo fico”, l’evangelista sottolinea il fico, perché è immagine di Israele, del popolo di Israele. “’Ma non ne trovo. Taglialo!’” Ecco qui c’è una stretta relazione con l’annunzio di Giovanni Battista “Ogni albero che non porta frutto”, e qui non ci sono frutti, “sarà tagliato”, il verbo è lo stesso di quello adoperato da Luca per Giovanni il Battista. “’Taglialo! Perché deve sfruttare il terreno?”
Il fico è doppiamente inutile: non solo non porta frutto, ma sfrutta anche il terreno. Ed ecco la risposta, che rispecchia l’attività e l’azione di Gesù, “’Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai’”.
Ebbene, Gesù non è venuto a distruggere, Gesù non è venuto a eliminare, ma è venuto a vivificare, e quindi anche il popolo – e questa è l’immagine del popolo, del popolo di Israele – che non porta frutto, Gesù non è venuto a portare un giudizio, ma ad offrirgli una proposta crescente di vita. Quindi non l’annunzio di Giovanni Battista, che l’albero che non porta frutto sarà tagliato, ma se l’albero non porta frutto l’azione del Signore è quella di concimarlo, zappare tutto attorno, per vedere se poi riesce a portare un frutto.
Eventualmente, se non lo facesse – e dice “vedremo se porterà frutti per l’avvenire – lo taglierai. Quindi, il Signore cerca in tutte le maniere di comunicare vita al suo popolo, Israele, e ad ogni credente.
SINTESI
Gesù nega qualunque legame tra il peccato e la punizione, ma sostiene che è necessario convertirsi, cioè cambiare la propria vita, metterla a servizio degli altri. Vuole farci capire di non credere che l’umanità sia divisa tra buoni e cattivi, santi e peccatori, Il mondo è fatto da ladroni sulla croce, ma molto amati perché figli, non per le opere buone compiute. Dio è solo Amore e, quindi, può solo amare.
L’albero che non porta frutto da tempo non deve essere tagliato, ma curato ancora meglio per vedere se poi riuscirà a portare frutti.
I problemi, i guai che ci capitano nella vita non sono un castigo di Dio, perciò non dobbiamo placare Dio con penitenze o sacrifici. La soluzione sta nella “conversione”, cioè nel nostro cambiamento di atteggiamento. Non diamo la colpa a Dio, smettiamo di sbagliarci su di Lui perché diceva p. Turoldo: “sbagliarsi su Dio è un dramma perché poi ci sbagliamo sul mondo, sulla storia, sull’uomo, su noi stessi, cioè sbagliamo la vita”.