Matteo 14,13-21

TUTTI MANGIARONO E FURONO SAZIATI

Questo episodio è importante, infatti tutti e quattro i vangeli lo riportano e, come vedremo, è l’anticipo della cena eucaristica di cui dà il significato profondo.

Diciamo che Matteo non racconta tanto un fatto di cronaca, ma lo trasforma in una verità teologica. Infatti, indica che quanto avviene è “sul far della sera”, proprio come l’eucarestia al Cenacolo.

Gesù ha iniziato un nuovo esodo, la gente lo segue, ma i discepoli non capiscono e non sono solidali con la gente. Infatti invitano Gesù a “licenziare la folla” perché vada a comprarsi da mangiare.

Non hanno ancora accolto lo spirito delle “beatitudini”, della condivisione. La replica di Gesù: “Non occorre che vadano”, non c’è da comperare, ma da condividere e aggiungeDate a loro voi da mangiare”. E’ il messaggio dell’eucarestia: Gesù si fa alimento per la vita, perché quanti lo accolgono siano alimento di vita per altri.

E non basta dare pane, bisogna farsi pane per la gente, quindi è chiaro il senso dell’espressione “date loro voi da mangiare”. Quello che hanno, 5 pani e 2 pesci, cioè 7 cose, che in ebraico significa tutto, ma è insufficiente per loro, ma quando si condivide tutto, si crea l’abbondanza.

Gesù chiede e comanda – perché vede resistenza – alla folla di sedersi (anzi, sdraiarsi), cioè di mettersi come i “signori” quando fanno festa.

“Recita la benedizione”, benedire significa che quello che si ha non è più possesso proprio, ma dono ricevuto che, come tale, va condiviso. “Spezzò i pani e li diede ai discepoli” ed i discepoli alla folla. I discepoli che ricevono i pani non sono i proprietari, ma servitori per darli alla folla, senza mettere condizioni e limiti.

Non comanda alla folla di purificarsi: questo rito era ben conosciuto; non era solo per motivi igienici, ma vi erano riti e preghiere. Questo non lo chiede mai. Provo ad interpretare il significato riportando la spiegazione del biblista Maggi: “Non è vero che gli uomini devono purificarsi per partecipare al banchetto del Signore, ma, al contrario, è partecipare al banchetto quello che li purifica. L’uomo non deve essere degno per partecipare al banchetto, ma è la partecipazione al banchetto che lo rende “signore”, degno”.

Mangiano a sazietà, avanzano 12 ceste (12 è il numero delle tribù di Israele) ed indica la condivisione con tutti che – al contrario dell’accaparramento –  risolve la fame di tutto il popolo.

 “Quelli che avevano mangiato erano circa 5.000 uomini”, 5.000 è un multiplo di 50 che indica l’azione dello Spirito (50° giorno, Pentecoste) ed è lo stesso numero della primitiva comunità cristiana che scende in piazza. Sono guidati ora allo Spirito e non più da una legge esterna. Con il pane è stato comunicato lo Spirito che è alla base del dono.  E’ curiosa la specificazione “senza contare le donne e i bambini”, perché nella sinagoga non si poteva iniziare il culto se non vi erano almeno 10 maschi adulti presenti.

Con Gesù, quindi, è nato un “nuovo culto” che si esercita ovunque esista la condivisione generosa, cioè la pratica delle beatitudini.

Il nuovo culto non parte dalle persone ed è rivolto a Dio, ma parte da Dio ed è rivolto agli uomini e chiede di essere accolto perché l’umanità diventi alimento di vita per ogni uomo che ne ha bisogno.